Il delicato ruolo esercitato dai medici di famiglia è ora a rischio e la situazione, soprattutto a Roma, potrebbe sfuggire di mano.
In un sistema sanitario complesso come quello italiano, il medico di famiglia rappresenta una figura centrale e insostituibile. Tutte le nostre famiglie hanno un professionista di questo tipo, cui si affidano in caso di necessità. Eppure, vi sorprenderà sapere che tutto questo a Roma, la capitale, la città italiana più importante, potrebbe finire presto. Ecco cosa sta accadendo.
Questo professionista non solo fornisce cure mediche di base, ma svolge anche un ruolo chiave nella prevenzione, nella gestione delle malattie croniche e nel coordinamento delle cure specialistiche. Si tratta, quindi, del primo punto di contatto che i pazienti hanno con il sistema sanitario, essendo responsabile della diagnosi e del trattamento delle patologie più comuni, della prescrizione di esami diagnostici e di farmaci e dell’invio dei pazienti a specialisti quando necessario.
La crescente domanda di servizi sanitari, dovuta all’invecchiamento della popolazione e all’aumento delle malattie croniche, ha portato a un carico di lavoro sempre maggiore. La burocrazia e la gestione amministrativa sottraggono tempo prezioso alla pratica clinica, mentre la carenza di nuovi medici di famiglia rischia di compromettere l’accesso alle cure primarie. Ed è, in parte, proprio quello che sta accadendo a Roma, dove la situazione rischia di sfuggire di mano.
Che la situazione potesse precipitare, ce lo si poteva aspettare. È, infatti, di oltre tre mesi fa l’allarme lanciato dalla Fondazione Gimbe, che segnalava come, in quel momento, mancassero già oltre 3.000 medici di famiglia. Una situazione destinata a peggiorare dato che, entro il 2026, sono previsti oltre 11.400 pensionamenti. In particolare, secondo la Fondazione Gimbe, saranno tutte le Regioni del Sud (tranne il Molise) nel 2026 a scontare la maggior riduzione di medici: Campania (-384), Puglia (-175), Sicilia (-155), Calabria (-135), Abruzzo (-47), Basilicata (-35), Sardegna (-9,) oltre a Lazio (-231), Liguria (-36) e Friuli Venezia Giulia (-22).
Ma per ora il dazio più alto lo sta pagando la capitale. A Roma, infatti, la carenza di medici di famiglia sta diventando una crisi. Entro la fine dell’anno si stima che mancheranno almeno altri cento medici in tutte le Asl della capitale. Diverse zone, tra cui Arcacci, Guidonia e Colle del Sole, sono particolarmente colpite, con anziani e persone con difficoltà motorie che lottano per accedere alle cure. La mancanza di giovani medici interessati a intraprendere la medicina di base aggrava la situazione.
Le cause includono carichi di lavoro pesanti, burocrazia e scarsa attrattiva della professione. I calcoli si basano sul rapporto di 1 medico di medicina generale ogni 1.250 assistiti (valore medio tra il massimale di 1.500 e l’attuale rapporto ottimale di 1.000). Negli scorsi mesi, la Regione Lazio ha messo in campo una serie di iniziative per razionalizzare le risorse sempre più esigue e mettere a regime le Case della Salute, ma l’impressione è che ci si sia mossi tardi e che ora la situazione possa solo peggiorare.