I medici oncologici lanciano un allarme. Le strutture del Lazio non sono attualmente pronte per poter utilizzare una nuova terapia. I dati sono preoccupanti
La medicina e la scienza continuano a fare passi da gigante nella lotta ai Tumori. La nuova frontiera è l’utilizzo della terapia con radioligandi, più comunemente chiamata Rlt. Si tratta di una grande novità, che sta regalando risultati più che soddisfacenti in ambito medico. Ma che per il suo utilizzo necessità di un adeguamento delle strutture mediche nazionali. Il problema è emerso in tutta la sua drammaticità nella Regione Lazio. Sono proprio i responsabili delle strutture oncologiche a lanciare un vero e proprio allarme.
Il Lazio è molto indietro per l’utilizzo della Rlt. Nonostante siano presenti quattro centri in grado di eseguire esami diagnostici (sia Rlt che Pet), le strutture non soddisfano le esigenze e le richieste dei pazienti oncologici. Gli ospedali all’avanguardia e (almeno teoricamente) pronti alla svolta sanitaria, sono il Santa Maria Goretti di Latina, Aou S. Andrea, Istituti fisioterapici ospedalieri e Policlinico Universitario A. Gemelli di Roma. Quattro centri dove è già possibile utilizzare la terapia con radioligandi.
Questo tipo di terapia, altamente innovativa in ambito oncologico, ha le potenzialità per migliorare notevolmente la qualità della vita, rilasciando radiazioni a scopo terapeutico direttamente nelle cellule tumorali ovunque siano presenti, agendo quindi in modo mirato e preciso. Questa terapia mirata può essere utilizzata nei tumori che sono diventati resistenti o che non rispondono ad altre forme di trattamento. E’ in grado di aprire nuovi orizzonti nella cura dei tumori, non solo neuroendocrini, ma anche del carcinoma prostatico, con un possibile aumento dei pazienti oncologici che potrebbero necessitare di questa terapia.
Come detto, nella nostra Regione esistono quattro centri in grado di utilizzare questa innovativa terapia: eppure, nonostante tutto, circa il 30% dei pazienti continua a rivolgersi ai centri specializzati fuori regione. Il Lazio, secondo quanto lamentano gli oncologici, non sembra pronto a gestire l’adeguamento strutturale e tecnologico necessario ai centri di medicina nucleare.
L’offerta, sia diagnostica che terapeutica, legata alle terapie con radiofarmaci, infatti, continua ad essere inferiore rispetto alla domanda e non esiste né una rete di ‘governance’ della medicina nucleare né un percorso diagnostico terapeutico certificato. Un problema evidente, al quale si aggiunge quello legato ai costi per l’erogazione della Rlt. I medici chiedono con forza l’istituzione di un Drg specifico per la Rlt, che, potrebbe consentire ai centri interessati di effettuare la terapia in una modalità economicamente più sostenibile. “A fotografare la situazione del Lazio – si legge in una nota – un gruppo di esperti, tra medici nucleari e oncologi, che si è riunito a Roma in occasione del tavolo regionale di “Make Rlt reality”, il progetto realizzato da Advanced Accelerator Applications – AdAcAp, azienda parte del gruppo Gruppo Novartis, in collaborazione con Edra Spa.
All’incontro era presenta Fabio Calabrò. “È fondamentale comprendere se le Regioni siano o meno pronte ad abbracciare questa terapia di grande valore. L’aspetto straordinario della Rlt – ha dichiarato il Direttore Oncologia Medica 1 dell’Istituto Regina Elena (Irccs) – consiste nel fatto che consente di trattare con estrema precisione e selettivamente la malattia visualizzata tramite imaging Pet. Fino ad oggi la terapia è stata usata per curare i tumori neuroendocrini (Net), che sono patologie rare. Con l ‘approvazione Ema, la Rlt diventa un valido strumento terapeutico a supporto nel setting del cancro alla prostata metastatico, resistente alla castrazione”.
Uno degli obiettivi è quello di riuscire ad erogare la terapia in regime di Day Hospital, per cercare di individuare delle alternative al ricovero classico. “Oggi il nostro obiettivo deve essere di non farci trovare impreparati rispetto ad un incremento della richiesta di accesso alla Rlt che potrà esserci nei prossimi anni”, ha dichiarato Giuseppe De Vincentis, Direttore Uoc Medicina nucleare Policlinico Umberto I di Roma.
Il tavolo Lazio di “Make Rlt reality” ha proposto quindi l’adozione di una serie di misure affinché i centri ospedalieri regionali non si trovino impreparati di fronte alla crescente domanda di accesso alla terapia con radioligandi. Tra le proposte, il censimento delle strutture deputate alla somministrazione della terapia e dei pazienti idonei a riceverla, la definizione di Percorsi diagnostici terapeutici assistenziali (Pdta) regionale ad hoc per la Rlt; l’adozione di un disegno regionale per l’identificazione delle figure ritenute idonee per guidare un piano regionale, la richiesta di nuovi finanziamenti regionali per la realizzazione di esami diagnostici, e un sostanzioso aumento delle strutture in grado di erogare la terapia con radioligandi, per evitare la migrazione sanitaria fuori dalla Regione.