Nei giorni scorsi ci sono stati i primi accenni della stagione invernale. Quando potranno essere accesi i termosifoni a Roma e nel Lazio? Cosa dice il regolamento?
L’estate è finita ufficialmente il 21 settembre e negli ultimi giorni nella capitale si sono registrati degli abbassamenti delle temperature improvvise. Una condizione atmosferica che, associata all’inizio della scuola, ha portato problemi e disagi: i primi raffreddori, le influenze e i primi stati febbrili si sono moltiplicati.
Mentre le temperature scendono a Roma e l’inverno si avvicina, le persone iniziano a prepararsi per accendere i riscaldamenti. Tuttavia, la data in cui è possibile attivare i termosifoni dipende dalla zona della città in cui si vive. Quando si potranno accendere i termosifoni a Roma e nel Lazio? Quale data è stata studiata dal Campidoglio per permettere ai romani di scaldarsi?
La data in cui gli impianti di riscaldamento si potranno accendere, varia da zona a zona. La nostra nazione, dall’estremo nord al sud, presenta numerose differenze nelle date di attivazione dei sistemi di riscaldamento domestico. Le zone settentrionali potranno avviare in anticipo il funzionamento dei caloriferi, mentre quelle centrali e meridionali potranno attendere ancora. E’ stata realizzata una vera e propria mappa, per studiare le date e le zone in cui è possibile partire con le accensioni.
Come sottolineato, gli impianti di riscaldamento dell’aria potranno essere accesi in anticipo nelle regioni del nord: in alcune zone settentrionali si procederà all’accensione già a partire dalla metà di ottobre. Seguiranno poi le regioni centrali ed infine quelle meridionali: alcune di esse posticiperanno la data fino a dicembre inoltrato. Inoltre, il numero di ore in cui i sistemi di riscaldamento possono essere accesi varia a seconda della regione.
L’Italia è suddivisa in sei diverse zone climatiche, che si basano sulle temperature medie rilevate dall’aereonautica militare: la zona più fredda è la F (la prima dove sarà consentito accendere i condizionatori), mentre quella più calda è la A. La classificazione climatica dei comuni italiani è stata introdotta per regolamentare il funzionamento ed il periodo di esercizio degli impianti termici degli edifici ai fini del contenimento dei consumi di energia. I primi a poter accendere i riscaldamenti (e che fanno parte della zona F) sono i comuni di Cuneo, Trento e Belluno. Milano, capoluogo lombardo, è stato invece inserito nella zona E.
Roma è stata inserita nella zona climatica D, assegnata con Decreto del Presidente della Repubblica n. 412 del 26 agosto 1993 e successivi aggiornamenti fino al 31 ottobre 2009. In base a questa assegnazione, nella capitale il periodo di accensione degli impianti termici parte dal 1 novembre fino al 15 aprile. I termosifoni potranno essere accesi per un massimo di dodici ore giornaliere, salvo ampliamenti disposti dal Sindaco.
Al momento non è arrivata alcuna indicazione sulla data esatta da parte del sindaco Gualtieri. Lo scorso anno, alla luce delle temperature medie molto più alte della media nazionale, che portarono Roma a vivere una situazione per certi versi anomala, fu ritardata l’accensione degli impianti. Nella capitale i termosifoni vennero accesi (per un massimo di undici ore giornaliere comprese tra le ore 5 e le ore 23 di ciascuno giorno) a partire dal 15 di novembre. Unica eccezione, gli impianti per gli Uffici dell’Amministrazione Capitolina che restarono accesi per un massimo di dieci ore giornaliere.
Prima di accendere i termosifoni in casa, è però necessario seguire una serie di consigli utili: il primo è di verificare le condizioni in cui versa l’impianto o la caldaia e di provvedere, in caso serva, alla manutenzione necessaria. E’ fondamentale conoscere alla perfezione anche le eventuali sanzioni alla quali si rischia di incorrere in caso di errori e malfunzionamenti delle nostre caldaie. Ci sono infatti delle multe consistenti per chi non rispetta le norme sulla sicurezza degli impianti di riscaldamento. Spesso per mancanza di abitudine o sottovalutazione dei problemi, gli impianti non vengono controllati a dovere e i proprietari rischiano seriamente di andare incontro a problemi: per la nostra salute e da un punto di vista regolamentare. Secondo le direttive europee, le sanzioni possono variare da un minimo di 500 euro a un massimo di 3.000 euro, a cui si aggiungono eventuali multe supplementari imposte dal comune di residenza o dal condominio, che possono raggiungere fino a 200 euro per la prima infrazione e fino a 800 euro in caso di reiterazione dell’infrazione.