Una prestigiosa università ha condotto uno studio su un largo numero di adolescenti. Ecco cosa accade nella testa dei ragazzi, quando vengono privati del telefono cellulare
Quante volte vi è capitato di vedere in un tavolo di un ristorante o di una pizzeria, la mamma e il papà che provano a godersi la serata in tranquillità, con i bambini fissi davanti allo schermo dello smartphone? La scena si ripete con regolarità, anche in altre occasioni. Molti genitori preferiscono lasciare i propri figli davanti ai cellulari mentre fanno la spesa, durante i viaggi o in diverse situazioni della giornata. Trasformando tablet e smartphone in una sorta di baby sitter elettronico.
Nel 2019 l‘Organizzazione Mondiale della Sanità lanciò un vero e proprio appello: “I bambini da zero a due anni non dovrebbero essere mai lasciati davanti a uno schermo di tv, tablet, pc e smartphone. Al massimo un’ora al giorno, invece, è il tempo consigliato per i bambini da due a cinque anni”. La dottoressa Karen Heffler, professoressa associata di psichiatria alla Drexel University, ha dichiarato: “Abbiamo scoperto che l’esposizione allo schermo entro i 24 mesi di età è legata a un aumento dell’elaborazione sensoriale atipica a 33 mesi. E questa associazione potrebbe avere importanti implicazioni per il disturbo da deficit di attenzione e iperattività e per l’autismo”.
Numeri che stridono di fronte al recente studio effettuato da un’Università Europea. I bambini di tutto il mondo passano troppe ore davanti alle apparecchiature elettroniche. Una situazione diventata ormai fuori controllo e che ha portato gli esperti a lanciare un vero e proprio allarme. In media, i bambini trascorrono dalle sette alle otto ore al giorno sugli schermi di telefoni cellulari, pc, smart tv o tablet. Un dato estremamente preoccupante, anche alla luce dei danni che il cervello dei minori può subire in situazioni simili. Gli studi hanno infatti confermato che, quando i bambini hanno ridotto drasticamente il tempo trascorso davanti allo schermo, hanno mostrato miglioramenti significativi nel loro comportamento generale e nel benessere emotivo.
I ricercatori dell’Università della Danimarca meridionale hanno analizzato i dati raccolti da 89 famiglie, con 181 bambini e adolescenti tra i quattro e i 17 anni. Alla metà delle famiglie è stato chiesto di limitare il tempo libero davanti allo schermo dei propri figli a un massimo di tre ore a settimana per persona, un cambiamento importante rispetto alla media di sette-otto ore al giorno che la maggior parte dei bambini trascorre.
Coloro che lo hanno fatto, hanno scoperto che il loro bambino ha migliorato i disturbi internalizzanti (comportamenti che sono spesso reazioni nascoste alle emozioni e allo stress e che portano a numerosi problemi cognitivi) ed hanno notato un enorme miglioramento della socialità. Chi ha lasciato da parte lo smartphone, ha cercato con maggior forza l’interazione con gli altri bambini ed hanno sviluppato una maggiore attenzione a tutto ciò che li circondava. I bambini che hanno cambiato le loro abitudini, hanno sperimentato una diminuzione delle difficoltà comportamentali passando dalla categoria “borderline” alla categoria “normale”, secondo la valutazione standardizzata del Strengths and Difficulty Questionnaire.
Evitare ore di tempo davanti allo schermo al giorno ha aiutato i bambini a elaborare meglio le loro emozioni e a migliorare le loro interazioni sociali. Precedenti ricerche pubblicate su JAMA Pediatrics hanno dimostrato che ai bambini dovrebbe essere vietato passare davanti allo schermo fino all’età di 3 anni in quanto può portare a ritardi nello sviluppo. I ricercatori della Drexel University hanno scoperto che i neonati e i bambini a cui è concesso il tempo davanti allo schermo hanno maggiori probabilità di mostrare comportamenti sensoriali atipici associati a disturbi dello sviluppo neurologico come l’autismo e il disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD).
L’elenco delle possibili patologie che si possono manifestare a causa del lungo utilizzo dei dispositivi mobili, è lunghissima: irritabilità, apatia, ritardo nel linguaggio, alterazioni del sonno. E, in età scolare, la perdita delle capacità cognitive: problemi di attenzione, di memoria e difficoltà di comprensione. I ricercatori hanno anche scoperto che la quantità di tempo davanti allo schermo consentita ai bambini e la loro età hanno avuto un impatto diretto sul loro sviluppo. Ogni ora di tempo quotidiano davanti allo schermo ha aumentato le probabilità del bambino di mostrare problemi sensoriali del 23% a 18 mesi, ma è scesa al 20% a 24 mesi. L’unica eccezione è la chat video (a volte utilizzata dai bambini per fare i compiti insieme ai compagni di classe, o per altri scopi didattici e di intrattenimento), poiché i benefici sociali sono probabilmente utili per lo sviluppo di un bambino.