Due ore di traffico per tornare a casa dopo le partite, traffico, code e stress. “Mia moglie mi ha detto: Mai più”. Tre tifosi, che vivono in tre diverse zone della città, hanno vissuto gli stessi problemi
Una domenica come tutte le altre, con il campionato di serie A che mette in scena la sfida tra Lazio e Empoli. Da settimane riceviamo segnalazioni da parte dei tifosi dei due club capitolini, costretti a vere e proprie maratone per raggiungere e, soprattutto, uscire dallo stadio Olimpico. Affidiamo a tre di loro, che partono da zone diverse della capitale, di confermarci o smentirci le difficoltà nel riuscire ad evitare traffico e problemi vari. La risposta è clamorosa.
Il primo, Alessandro, parte da Via Tiburtina, nei pressi dell’uscita del Grande Raccordo Anulare. Il secondo Matteo, raggiunge lo stadio Olimpico da Cinecittà, mentre il terzo, Giovanni (abbonato nei distinti Nord) parte dal quadrante Eur. Tre zone diverse, ma che ci permettono di verificare le difficoltà nel raggiungere lo stadio romano. “Sono abbonato da anni – conferma Giovanni – ma quello che sto provando quest’anno nel raggiungere lo stadio, non le ho mai vissute. Credo che i problemi legati alla viabilità per il Giubileo, siano decisive.
Alessandro, Matteo e Giovanni raggiungono l’Olimpico senza troppe difficoltà. “Sono partito alle 13 – dice Alessandro – e per le 13.40 mi trovavo già in zona stadio. La difficoltà è stata solo quella di trovare parcheggio (ride ndr.)”. Matteo all’andata opta per il Grande Raccordo Anulare, e per l’uscita Flaminia. “All’altezza della sede Rai ho trovato un pò di confusione, ma nulla di preoccupante”. Nessun problema per Giovanni: “Ho fatto il Raccordo, passando per la Cassia e uscendo sulla Flaminia. All’andata è stata una passeggiata”.
Il problema, per tutti e tre, è stato il ritorno. Matteo fa una premessa. “Uscire dallo stadio insieme a 40.000 persone, è sinonimo di code e traffico. Lo so bene: è sempre stato così. A volte, quando non ho fretta, preferisco uscire dallo stadio, perdere un’oretta andando a prendermi un caffè o facendo un aperitivo con qualche compagno di stadio e poi rimettermi in macchina. Tanto l’ora che guadagno partendo subito, la perdo comunque. Purtroppo questa cosa la posso fare solo quando si gioca alle 15 o alle 12.30. Perchè ripeterlo nelle gare serali è impossibile”. Matteo esce dallo stadio al fischio finale (“il tempo di un balletto sulle note di Pedro Pe”), ma riesce a tornare a casa solo intorno alle 19.00. “Due ore di viaggio per passare dall’Olimpico a Cinecittà. Ci arrivavo a Napoli”. Matteo opta per il LungoTevere. “E’ stato un suicidio. La situazione è leggermente migliorata dopo aver superato il Muro Torto, ma di poco. Ho deciso, una volta raggiunto Corso Italia, di uscire in Zona San Lorenzo, per tagliare. Ma la coda era infinita”.
Ad Alessandro è andata anche peggio: “Sono arrivato a casa alle 19.15. In tempo per il gol del Monza con la Roma (sorride ndr.). Battute a parte, sono uscito dallo stadio e ho preso l Tangenziale, passando vicino alla Farnesina. Un caos totale: quasi venti minuti per salire sulla Tangenziale, e almeno un’altra mezz’ora per raggiungere l’uscita Salaria: poi le cose sono andate meglio. Di solito il traffico è sempre tanto, ma da qualche settimana a questa parte la situazione è diventata insostenibile. Tra i campi sportivi e la Salaria c’è stato un restringimento della corsia, che ha portato al caos. Io sono arrivato a casa alle sette e un quarto. Se pensi che la partita è finita alle diciassette…”.
Giovanni, conscio delle difficoltà, ha optato per una soluzione diversa. “Per tornare all’Eur dallo Stadio Olimpico ci sono stante possibilità: in assenza di traffico, faccio il Lungotevere, passo per Ponte Milvio, Flaminia e arrivo sul raccordo: da li tutta una tirata fino all’Eur. Ma con il traffico che c’è, preferisco altre strade: ieri sono passato per il centro, fino all’Aurelia, e da li verso l’Eur. Il casino c’è stato all’altezza della fermata metro Cipro. Anche io sono arrivato a casa tra le 18.45 e le 19.00”. Tre storie diverse, tre romani chiamati a raggiungere poli opposti della città, ma tutti con le stesse difficoltà. “Ieri sono venuto allo stadio con un amico che abita vicino a me – dice ancora Alessandro – ci siamo dati appuntamento e abbiamo raggiunto lo stadio insieme. Entrambi siamo arrivati in largo anticipo, poi ci siamo divisi, visto che lui è abbonato in un settore diverso. Siamo usciti praticamente insieme dall’Olimpico, solo che abbiamo fatto due strade diverse. Una volta superato Ponte Duca D’Aosta, io ho girato per salire sulla Tangenziale, e da li poi sono andato dritto fino alla Tiburtina, lui invece ha proseguito, passando per Ponte Milvio e sbucando sulla Flaminia. Mi ha raccontato che da Ponte Milvio a Tor Di Quinto ha viaggiato a passo d’uomo. Per farla breve, è arrivato mezz’ora dopo di me”.
La domanda che tutti si pongono è pressappoco identica: “E’ possibile fare un’ora e mezza o due ore di fila per tornare a casa in questa città, dopo aver visto una partita allo stadio?”. In una città dove sembra impossibile realizzare nuovi impianti e che in vista del Giubileo sta costringendo i cittadini a code infinite, per raggiungere il lavoro, le proprie abitazioni o altri luoghi, chi si reca allo stadio è totalmente discriminato. “Ieri ho portato per la prima volta mia moglie e mia figlia con me. Loro non sono appassionate, ma ho approfittato della gara domenicale alle 15.00 e del bel tempo per convincerle. Si sono divertite, hanno tifato e gioito per la vittoria, ma durante il viaggio di ritorno non si capacitavano del traffico. ‘Se è sempre così è la prima e l’ultima volta che verremo’, mi hanno detto in coro. Come faccio a darle torto?”