Se siete mai saliti sulla Metro C di Roma, probabilmente vi sarete chiesti: perché non c’è segnale per i cellulari? La risposta è tutta da interpretare
Sarà capitato anche a voi di salire sulla Metro C, prendere lo smartphone per passare un po’ il tempo durante il viaggio e fare la curiosa scoperta: non prende nulla, neanche mezza tacca! Ma perché accade? Ve lo siete mai chiesti?
Una domanda che si fanno anche quei pochi intrepidi che ogni giorno utilizzano la diramazione B1, da Sant’Agnese a Jonio. La risposta non è semplice, ma si può riassumere in due motivazioni principali: da un lato, l’assenza di interesse degli operatori telefonici; dall’altro, una gestione politica e aziendale che non sembra aver fatto abbastanza per risolvere il problema.
In teoria, il compito di installare il segnale telefonico nelle metropolitane spetta ai gestori di telefonia. Tuttavia, questo avviene solo quando il traffico di passeggeri giustifica l’investimento. E qui arriva il primo nodo: sulla Metro C e sulla B1 il numero di viaggiatori è troppo basso per attirare l’attenzione degli operatori privati.
“La B1 passa ogni nove minuti anche nelle ore di punta, come se fosse un treno regionale,” spiega Carlo Tortorelli dell’associazione Trenino Blu. Non sorprende, quindi, che la linea non venga considerata una priorità.
Ancora più critica è la situazione della Metro C, che conta appena 55-60mila passeggeri al giorno, meno persino della famigerata Roma-Ostia Lido. Un traffico così limitato non è sufficiente a convincere gli operatori telefonici a investire nelle infrastrutture necessarie.
Ma il problema non è solo numerico. C’è un’altra questione che riguarda la gestione politica e aziendale. Il Comune di Roma e ATAC, infatti, non sembrano aver mai spinto con decisione per dotare queste linee di una rete dati.
In città come Milano o Napoli, il segnale è ormai presente su quasi tutte le linee metropolitane. A Roma, invece, la questione sembra essere stata messa da parte, lasciando i passeggeri della Metro C e della B1 senza un servizio ormai considerato essenziale.
La sensazione è che manchi una visione chiara. Roma si trova in una fase di transizione, con grandi progetti infrastrutturali in cantiere ma con problemi quotidiani che continuano a essere ignorati.
Ad esempio, si parla molto dell’apertura della stazione Fori Imperiali, che collegherà la Metro C con la linea B, ma poco si fa per migliorare l’esperienza dei passeggeri sulle tratte già esistenti. E il risultato è evidente: frequenze ridotte, carrozze vuote e una rete di trasporti che non riesce a rispondere alle esigenze della città.
Un altro elemento da considerare è il confronto con le città europee. Metropolitane come quelle di Parigi o Londra non solo offrono un servizio di qualità, ma hanno anche fatto dell’accessibilità digitale una priorità. La presenza del segnale telefonico non è solo una comodità, ma una necessità per chi si sposta quotidianamente per lavoro o studio. Roma, invece, sembra rimanere indietro, intrappolata tra disservizi cronici e progetti che faticano a vedere la luce.
E allora viene spontanea una domanda: è possibile invertire la rotta? Certo, ma servono scelte coraggiose. Il Comune dovrebbe lavorare a stretto contatto con ATAC e con gli operatori telefonici per garantire una copertura capillare della rete. Allo stesso tempo, è fondamentale migliorare la frequenza dei treni e aumentare il numero di passeggeri, rendendo queste linee più appetibili per gli investitori privati.