Il presidente della Lazio, alla vigilia della sfida con la Juventus, parla dei suoi tecnici: la stoccata a Inzaghi è chiara. Mentre su De Rossi…
Un fiume in piena. Dall’addio di Sarri alla scelta di Tudor, dalle richieste dell’ex juventino alla scelta di Baroni, passando ad una frecciata a Simone Inzaghi e Bielsa. Il presidente della Lazio Claudio Lotito anima la vigilia di Juventus-Lazio. In una lunga intervista rilasciata ai microfoni di Dazn, il patron biancoceleste, che apre le porte del centro sportivo di Formello alla tv digitale che trasmette in esclusiva le gare della serie A, tocca numerosi argomenti.
Lotito si toglie diversi sassolini dalle scarpe: spiega il motivo che lo ha portato ad una vera e propria rivoluzione estiva, cambiando diversi giocatori e optando per scelte nette (che in estate sono state spesso criticate dai tifosi) e svela alcuni retroscena legati ai tecnico che si sono seduti sulla panchina della squadra biancoceleste. Parla poi anche dell’esonero di Daniele De Rossi, che era stato chiamato a guidare la Roma dopo Mourinho ed allontanato dopo sole quattro giornate di campionato.
Il presidente della Lazio fa un excursus su tutti gli ultimi tecnici che ha scelto per guidare il club. Dopo l’esonero di Stefano Pioli (che aveva portato la Lazio al terzo posto nella stagione 2014-15), venne chiamato Simone Inzaghi. L’ex tecnico della Primavera chiuse la stagione nelle ultime sette gare. In estate Lotito pensò di sostituirlo con Bielsa, ex tecnico della nazionale argentina. Ma il rapporto tra il “Loco” e il patron è durato poco. Lotito lo ricorda, parafrasando quel tipo di contatto ad una gara di carte. “Ho provato a fare una partita con lui, ma mi sono subito reso conto che il suo stile non si adattava al mio”, ha detto il patron laziale.
Sempre in tema, ha parlato anche di Simone Inzaghi. Lotito lo ha lanciato prima nelle giovanili della Lazio e poi gli ha affidato la prima squadra: al termine della stagione 2020-21, Inzaghi ha salutato il club e si è trasferito all’Inter: “Giocare a carte è per me un modo per svagarmi – ha ripreso Lotito, che ha riprende l’esempio delle carte, per aprire la pagina dedicata a Simone Inzaghi. “Nel mondo del calcio, quasi tutti sono bravi a giocare, e Inzaghi non fa eccezione: lui giocava bene, ma era soprattutto molto fortunato. Come diceva Napoleone, meglio un generale fortunato che bravo”.
Al posto di Inzaghi venne chiamato Maurizio Sarri. L’ex tecnico di Napoli, Chelsea e Juventus ha chiuso la sua seconda stagione al secondo posto, alle spalle del Napoli: poi nel terzo campionato, le cose non sono andate per il verso giusto. “Con Sarri avevo un buon rapporto”, ha continuato Lotito. “Lui ha le sue idee, sia dal punto di vista politico che comportamentale, ma tra noi si era creata un’alchimia basata sul rispetto reciproco. Dopo una partita all’Olimpico, in cui la squadra non aveva fatto bene, sono andato da lui. Gli ho fatto notare che il gruppo sembrava aver perso l’orgoglio di combattere. Mi ha dato ragione, e insieme abbiamo deciso di mandare la squadra in ritiro a Formello. Alcuni giocatori non hanno preso bene la decisione, forse perché non si sentivano più coinvolti. Il ritiro, però, ci ha mostrato che il problema era più profondo: c’era un contrasto interno, soprattutto con i giocatori più esperti. Sarri ha capito che non riusciva più a governare lo spogliatoio e ha deciso di dimettersi”.
Al posto del tecnico toscano, è stato chiamato Igor Tudor, rimasto in sella alla panchina solo per pochi mesi: “Successivamente, con l’arrivo di Tudor, la squadra ha reagito, ritrovando un po’ di orgoglio. Alla fine della stagione, tuttavia, mi ha fatto presente la necessità di attuare cambiamenti sostanziali, includendo la cessione di alcuni giocatori che creavano delle problematiche. Abbiamo capito che era arrivato il momento di sradicare chi pensava di essere padrone della società. Ora abbiamo un allenatore (Marco Baroni) che parla il nostro linguaggio, che ha fame e vuole dimostrare il suo valore. È chiaro che tutti devono essere uniti dietro di lui”.
Lotito parla anche di Daniele De Rossi, esonerato dalla Roma dopo sole quattro giornate di campionato: “Sicuramente De Rossi era legato alla storia della Roma, proprio come Totti, e viveva il suo rapporto con la squadra del cuore in modo viscerale. C’era un’identità, una simbiosi continua tra lui e il club. Non conosco i dettagli dei suoi rapporti con la proprietà o lo spogliatoio; quindi, non posso esprimere giudizi su questo. Posso solo dire che era una persona profondamente legata ai colori della squadra che allenava”.
In estate la Lazio è stata protagonista di una vera e propria rivoluzione: hanno lasciato la capitale campioni come Immobile, Luis Alberto, Felipe Anderson e Kamada. Soprattutto, a cambiare è stato l’attacco, ora affidato a Castellanos e Dia. Tra le scelte che Lotito considera più importanti nella sua presidenza, ci sono gli ingaggi di due bomber come Miroslav Klose e Ciro Immobile. Il tedesco è ancora oggi il recordman di gol nella storia dei Mondiali, mentre l’attaccante romano (chiamato proprio per sostituire il Panzer), è diventato l’attaccante più prolifico nella storia della Lazio: “Ho ingaggiato Ciro dopo un’esperienza all’estero che non si era rivelata particolarmente brillante. L’ho trattato come un figlio, ma il merito dei suoi successi è interamente suo. Klose, è un grande campione che mi è rimasto scolpito nella memoria.” Chiusura dedicata su cosa significa essere Presidente di un club: “Essere Presidente di una squadra di calcio significa rappresentare una comunità di persone e i loro sentimenti. Abbiamo il dovere di preservare, mantenere e tramandare i loro valori, e questa responsabilità non si limita solo al profitto o all’interesse economico.”