L’attaccante della Lazio ha parlato ai microfoni di Sportitalia ripercorrendo la sua carriera, l’approdo in maglia biancoceleste e le recenti polemiche innescate dall’allenatore portoghese della Roma
Nell’ultima stracittadina, terminata a reti bianche, è stato protagonista in campo, ma anche al termine della partita, fuori dal campo, quando è stato tirato dentro a una polemica da parte di Mourinho: “Ho detto a Karsdorp di non saltare su Marusic e di stare attenti a Pedro. E’ un gran giocatore, ma per come si tuffa poteva fare il nuotatore“, accusando lo spagnolo di essersi più volte gettato a terra per far ammonire gli avversari.
Campione del Mondo nel 2010 e Campione d’Europa nel 2012 con la maglia delle Furie Rosse. Oltre 25 trofei in carriera lo caratterizzano come uno dei giocatori più vincenti degli ultimi anni. Pedro Eliezer Rodríguez Ledesma, meglio noto come Pedro o Pedrito, è l’unico calciatore della storia ad aver vinto tutti i maggiori trofei internazionali sia a livello di club sia per nazionali: il suo palmarès, che conta 25 titoli complessivi, annovera la UEFA Champions League, la Supercoppa UEFA e la Coppa del mondo per club, vinte con il Barcellona, l’Europa League, vinta con il Chelsea, il campionato del mondo e il campionato europeo, vinti con la nazionale spagnola. Pedro sta vivendo una seconda giovinezza alla Lazio dopo essere stato uno dei pochi nella storia del calcio romano a passare da una sponda all’altra del Tevere.
Ha vinto tutto in carriera, ma non ha nessuna voglia di smettere di divertirsi in campo. È il primo calciatore (dopo di lui soltanto Lionel Messi è riuscito a eguagliarlo nel 2011) a essere andato a segno in sei competizioni ufficiali nello stesso anno solare: nel 2009 ha infatti segnato almeno un gol in Primera División, UEFA Champions League, Coppa del Re, Supercoppa spagnola, Supercoppa UEFA e Coppa del mondo per club. “È stato incredibile fare quel record. Credo che all’epoca fossi il primo ad averlo fatto nella storia, poi è vero che Messi l’ha eguagliato. Eppure posso dire di averlo fatto prima di lui, immaginando quello che significa Messi nel mondo del calcio. È stato straordinario, incredibile, un’emozione molto grande. Sempre con la mano di Guardiola al Barcellona, resta speciale”. Pedro ha ripercorso la sua carriera fino alla Lazio di oggi nel corso di un’intervista a Sportitalia. Il mondiale è stato davvero un sogno realizzato. “Sicuramente sì, ho sempre detto che vincere il Mondiale è il massimo per la carriera di un calciatore, è l’aspetto più elevato. È difficile e la Spagna ne ha vinto solo uno, speriamo di poterne vincere di più. Sicuramente quel trofeo è valso tantissimo”. Alla Lazio ha ritrovato Sarri che aveva avuto al Chelsea. “È sempre stato bello con lui, una persona sincera che dice sempre le cose in faccia. Questa è la caratteristica che mi piace tanto di lui. Poi ha molto carattere e punta sempre a vincere e migliorare la sua squadra, facendola progredire con passi avanti. Anche la sua idea di gioco, con il fine di mantenere il possesso e creando occasioni da gol, mi è sempre piaciuta”.
Nel 2021 passa dalla Roma alla Lazio, un percorso che in pochi nella storia del calcio capitolino hanno fatto. Cosa era successo con la società giallorossa? “Eh non lo so, è una sensazione strana che non avevo mai avuto in carriera. E’ chiaro che quando vai a giocare in un nuovo Paese e in un nuovo campionato, può succedere che inizialmente l’adattamento a spogliatoio, compagni, città e squadra sia difficile. L’allenatore voleva giocare con il 4-3-3, invece giocavamo con il 5-3-2 o con il 5-2-3 con Fonseca. Mi chiedeva tante cose non nelle mie caratteristiche, come arretrare il raggio d’azione per prendere il pallone. Non era nelle mie corde, ma non è una scusa perché, lo dico sempre, i giocatori importanti devono fare tutto. Sicuramente non è andata bene, ma non so per quale motivo poi sono stato mandato via. Sono cose che succedono”. E ritrovi proprio Sarri. “La storia è nata in conferenza stampa, perché si diceva che io fossi fuori rosa. Così tante squadre hanno iniziato a chiamare, una di queste era la Lazio. Sarri in persona mi chiese: “Che succede? Ho visto che stai fuori rosa e che hai un problema con il club”. Io gli risposi che non sapevo il motivo di questa decisione del club e che mi stavo allenando con la Primavera. Mai ne avevamo parlato. Voleva capire cosa fosse successo perché, conoscendomi molto bene, sa che mi alleno sempre al massimo. Sono un professionista in questo. Per me è stato difficile affrontarlo. Quando ho visto la realtà ho iniziato a pensare a come comportarmi, parlando diverse volte con il club. Con Mourinho non ho parlato. Volevo parlare con la società, ma mi hanno detto che non era possibile”. Quando ti chiama la Lazio decidi in 10 minuti. “Dopo tre settimane, il mercato stava chiudendo, parlai con Sarri che mi disse: ‘Vieni qua che c’è posto per te. Io avevo già lavorato con lui e ho colto l’opportunità di giocare in una squadra storica”.
Il resto è storia. Ha fatto due gol decisivi nei derby e nell’ultima stracittadina, sentitissima come sempre, per tutto l’incontro è stato beccato dagli avversari, soprattutto proprio da Mourinho, che non ha creduto in lui tanto da lasciarlo andare proprio alla Lazio nel momento del suo arrivo alla squadra giallorossa. E quell’accusa di ottimo nuotatore riportata ai microfoni delle televisione da parte del tecnico portoghese. “Sì, sì. Quello mi fa ridere. Perché sappiamo tutti com’è Mou, l’ha fatto anche in passato. Dice una cosa, ne dice un’altra. Mi ricordo quando abbiamo vinto contro il suo Real Madrid disse altre cose, quando abbiamo battuto il suo United 4-0 (ero al Chelsea), ne ha dette altre ancora. L’anno scorso, nei derby di Roma, ne ha dette altre ancora. È sempre così, quando non parla dell’arbitro parla del calendario, di un giocatore che si butta a terra. Lo conosco molto bene, è un uomo molto divertente. L’ho presa con molto fair play perché so che utilizza le parole per stemperare la grande tensione del derby. Lo conosco molto bene, avendolo avuto da allenatore”.