Avevamo lasciato la nostra basilica nel momento in cui aveva definitivamente assunto la forma a croce latina, tuttavia rimaneva ancora senza facciata e spettò al pontefice Paolo V Borghese bandire un concorso che portasse finalmente alla sua realizzazione.
Vincitore fu Carlo Maderno e i lavori furono eseguiti tra il 1608 e il 1612 come ricorda la scritta collocata sulla facciata stessa che eseguita in marmo travertino di Tivoli, alta mt 45,44 e larga mt 114,69 suscitò ben presto la critica degli artisti contemporanei, che la trovavano non bella e abbastanza tozza.
A questo proposito è doveroso ricordare che il Maderno si trovò di fronte a lavori già molto avanzati, per cui difficilmente gli sarebbe stato possibile apportare cambiamenti radicali. Infatti la facciata era stata costruita fino al primo ordine dal Buonarroti, con le fiancate laterali,che dovevano costituire il supporto ai campanili, che per ragioni statiche non furono mai innalzati, poiché nella costruzione del primo di essi. Il Bernini ne previde uno tanto pomposo e pesante, che minacciò di rovinare prima di essere terminato, per cui fu subito demolito e non se ne costruirono più per il timore che in seguito ad eventuali crolli, potesse venir coinvolta anche la facciata.
Sulla balaustra vennero collocate12 statue: Cristo ,San Giovanni Battista e 11 Apostoli non vi figura la statua di San Pietro la cui erezione era prevista nella piazza. Ai lati del, prospetto dell’attico appaiono due grandi orologi con quadrante a mosaico eseguiti su commissione di Pio VI da Giuseppe Valadier; a Luigi Valadier, padre di Giuseppe, spetta invece la costruzione della grande campana, che fu posta in opera nel 1786.
Il balcone collocato al centro della facciata costituisce la Loggia Delle Benedizioni, al di sotto di questa c’è un altorilievo raffigurante la consegna delle chiavi. Decorano il passaggio tra l’atrio e la piazza cancellate in ferro con gli stemmi dei papi Paolo V- Urbano VIII -Pio VI. A questo punto ci voltiamo e ammiriamo in tutta la sua maestà la grandiosa Piazza, di cui parleremo la prossima volta.
MI’ NONNO