Come è ormai noto a tutta Italia, il 26 febbraio ha nevicato sulla capitale e, a causa dell’allerta meteo, è stata disposta la chiusura delle scuole, confermata anche per il giorno successivo. Una città a dir poco spettrale si è presentata agli occhi dei pochi coraggiosi usciti di casa per portare a spasso il cane o per fare la spesa, impresa che non si è rivelata semplice visto che molti negozi sono rimasti chiusi per paura della nevicata.
Roma è rimasta bloccata sotto una coltre di pochi centimetri e anche oggi è ripartita a rilento, arrestando per qualche giorno la sua frenetica corsa. Insomma, per la capitale la neve è davvero una sciagura, come già si è visto nel 2012; evento talmente raro e traumatico da diventare oggetto di una celebre canzone interpretata da Mia Martini al festival di San Remo: «La nevicata del ‘56».
Ma non sempre i fiocchi bianchi hanno portato disagi, anzi, in un lontano passato sono stati accolti con gioia e come un segno della benevolenza del cielo. Un’antica leggenda racconta che papa Liberio il 4 agosto del 352 d.C. sognò la Vergine Maria, la quale gli chiese di edificare un tempio in suo onore nel luogo in cui il giorno seguente sarebbe accaduto un evento inconsueto.
Nel corso della stessa notte la Madre di Dio manifestò la sua volontà anche ad un patrizio di nome Giovanni e a sua moglie. I due coniugi, non riuscendo ad avere figli, avevano deciso di donare i propri beni a Maria e di far costruire una chiesa in suo onore. La Vergine disse che approvava il loro progetto e annunciò l’evento prodigioso.
Il mattino seguente, giorno 5 agosto, candidi fiocchi di neve caddero sul colle Esquilino lasciando a bocca aperta tutti i romani. Il papa si recò sul posto e lì incontrò il patrizio Giovanni e sua moglie, che gli raccontarono il sogno della notte precedente. Il pontefice capì immediatamente che si trattava della stessa rivelazione e che la nevicata era il segno atteso.
Il colle fu il luogo scelto per la costruzione della Basilica Liberiana (dal nome di papa Liberio) o di Santa Maria ad nives, attualmente nota come Santa Maria Maggiore perché fu la chiesa più grande dedicata al culto della Madre di Dio. Ancora oggi il 5 agosto la Madonna della Neve si festeggia con una nevicata artificiale per far rivivere l’atmosfera dell’estate del 352. L’artista Mino del Reame raffigurò il “miracolo” in un bassorilievo posto sotto l’abside, databile circa al 1470.
La neve è un disagio, ma è anche legata alla fede, all’arte, ad una donna speciale. Che ci si creda o no questa leggenda continua scaldare il cuore; d’altronde, citando Mia Martini, quando nevica a Roma c’è «posto pure per le favole».
Alessandro Gerundino
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