La Sedia del diavolo e Sant’Agnese

    A Roma nel mezzo del Quartiere Africano, così chiamato perché le strade portano i nomi degli stati dell’Africa (Viale Libia, Viale Somalia, ecc.), in piazza Elio Callistio si trovano dei ruderi risalenti al II secolo d.C. Si tratta della tomba di un liberto dell’imperatore Adriano, colui al quale oggi è intitolata la piazza, ma in passato questo luogo era conosciuto con un nome abbastanza inquietante, quello di Sedia del diavolo. 

    Guardando le foto più antiche o i dipinti che lo raffigurano, si nota che il monumento un tempo era lontano dal centro abitato e circondato dalla campagna. Gli unici che si aggiravano intorno alla sinistra architettura erano i pastori in quanto, dopo il tramonto del sole, si rifugiavano al suo interno e accendevano il fuoco. Mentre quelli si scaldavano, il fumo e la luce delle fiamme facevano pensare ai Romani che il re degli Inferi stesse tramando inganni ai danni degli uomini seduto sul suo trono. 

    Molte leggende raccontano di visite del diavolo alla Città Eterna, a partire dai tempi in cui gli apostoli Pietro e Paolo ne percorrevano le strade predicando il Vangelo, e lo studioso Vincenzo Misserville in una sua opera afferma che le donne romane, prima di andare a letto, avevano l’abitudine di tracciare un segno di croce nella cenere calda del focolare per evitare di essere tentate dal demonio durante la notte.

Sedia del diavolo

   Nei pressi della Sedia del diavolo si trovano ancora oggi due luoghi sacri, il Mausoleo di Santa Costanza e la Basilica di Sant’Agnese, a cui era annesso un monastero. 

    Agnese aveva 12 anni quando decise di offrire a Dio la sua verginità e per questo rifiutò la proposta di matrimonio del figlio del prefetto di Roma, che la fece arrestare in quanto cristiana. Tentarono di costringerla in tutti i modi ad abiurare la sua fede, ma rifiutò, sopportando tutti i tormenti che le furono inferti, e alla fine venne uccisa con un colpo di spada alla gola, come si uccidevano gli agnelli. Il luogo del martirio è l’attuale piazza Navona, dove infatti sorge l’imponente chiesa di Sant’Agnese in Agone in cui si conserva il teschio della coraggiosa bambina. Alcuni storici fanno risalire la sua morte al 304 d.C., altri la collocano tra il 249 e il 251; sta di fatto che il culto si diffuse immediatamente. 

    Il 21 gennaio, giorno della memoria liturgica della piccola martire, i monaci compravano due agnelli e, dopo averli portati in Vaticano per farli benedire dal papa, li donavano alle suore agostiniane del monastero di Santa Cecilia in Trastevere; a tempo debito venivano tosati e con la loro lana si confezionavano i palli, cioè i mantelli dei futuri patriarchi e arcivescovi. Fa sorridere pensare che i monaci probabilmente compravano gli agnelli proprio dai pastori che con i loro fuochi notturni alimentavano la leggenda della Sedia del diavolo, tuttavia questa tradizione esiste ancora e si ripete ogni anno.

    Poche persone ormai conoscono queste vecchie storie, la gente va tranquillamente a fare shopping a Vale Libia e si fanno interminabili file per i maritozzi a Viale Eritrea, ma siamo sicuri che un certo cornuto abbia levato le tende?

La risposta a questa domanda non c’è. Tuttavia, nel caso avessimo qualche problema, non c’è da aver paura, ci pensa Sant’Agnese!                       

Alessandro Gerundino

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