A casa di San Pietro

 San Pietro è il patrono di Roma insieme a San Paolo, questo lo sappiamo tutti, ma nessuno studioso è riuscito a ricostruire con certezza i momenti precisi del suo soggiorno nella Capitale. Le ipotesi sono che l’apostolo si sia recato a Roma per diffondere il Vangelo due volte, nel 42 d.C. e poi dal 63 al 67, anno in cui fu crocifisso a testa in giù; naturalmente queste date sono indicative e non condivise da tutta la comunità scientifica.

    Durante la predicazione Pietro affascinava le folle con il suo messaggio di speranza e fu così che alcune persone gli offrirono ospitalità. Su queste case in cui egli passava la notte, ma soprattutto incontrava i primi discepoli, non ci sono pervenute notizie dalle fonti storiche, in compenso sono sorte alcune leggende che testimoniano la precoce devozione del popolo romano per il pescatore di Galilea. 

    Il secolo che ci ha lasciato il maggior numero di passiones, i racconti sui santi martiri, è il VI. I documenti ufficiali della Curia romana furono distrutti in massima parte nel corso delle persecuzioni, per cui gli autori hanno avuto a loro disposizione poco materiale o addirittura hanno dato libero sfogo alla fantasia, elaborando delle narrazioni poco affidabili storicamente ma che sicuramente hanno un certo fascino e conservano molte espressioni della lingua parlata. 

San Pietro

 

    Uno di questi racconti, scritto da un ecclesiastico di cui non si conosce il nome, parla di un personaggio probabilmente immaginario, il senatore Pudente, definito “amico del Principe degli Apostoli”, il quale avrebbe ospitato San Pietro nella sua casa che si trovava  “nel luogo chiamato vicus Patricius”, corrispondente all’attuale Via Urbana. La strada prende il nome da papa Urbano VIII, che la fece lastricare, e lungo il suo tracciato sorge la chiesa di Santa Pudenziana. Poco lontano da essa sono stati fatti degli scavi nel 1962 che hanno riportato alla luce a sedici metri di profondità due pavimentazioni, una di età repubblicana e una risalente al I secolo d.C. Quest’ultima presenta dei marmi policromi e delle decorazioni a rombi di pietra color avorio incorniciati da listelli di marmo nero, che hanno fatto supporre l’esistenza di un edificio appartenente ad una famiglia patrizia sul quale, nella prima metà del II secolo, fu costruita una sala da bagno che sarebbe stata trasformata in chiesa da San Pio I (140-154 d.C.). 

    Giovanni Battista de Rossi studiò le iscrizioni ritrovate nel sito e scoprì che i lavori di abbellimento vennero eseguiti alla fine del IV secolo, sotto il pontificato di Siricio, e a spese di tre sacerdoti di nome Leopardo, Illicio e Massimo; da nessuna parte restano tracce dell’ospitalità data a San Pietro, tuttavia dalla seconda metà del IX secolo la sua immagine è affrescata in uno degli ipogei e accanto a lui sono raffigurate le sorelle martiri Prassede e Pudenziana.  

    Nel suo secondo soggiorno l’apostolo lasciò il Viminale per trasferirsi sull’Aventino a casa di Aquila e Prisca, i coniugi che San Paolo ricorda con affetto nella lettera ai Romani (16, 3-5) dicendo che gli avevano salvato la vita e si erano talmente prodigati per la diffusione del Vangelo da meritare la riconoscenza di tutte le chiese cristiane. Sotto il pontificato di Pio VI (1775-1779) si sono fatte delle indagini archeologiche nei pressi della chiesa di Santa Prisca, che dall’VIII al XV secolo portava sull’architrave della porta l’iscrizione “Haec domus est Aquilae seu Priscae virginis almae”, ed è stato scoperto un piccolo oratorio del IV secolo d.C. e un diploma in bronzo del III secolo, nel quale è nominato un certo Caio Pudente Cornelio, ritenuto da subito un congiunto del senatore Pudente amico di San Pietro. 

    In realtà gli studi fatti nel Novecento hanno dimostrato che il nome di Prisca non è riconducibile né alla moglie di Aquila né alla ragazza martirizzata sotto Claudio II il Gotico, bensì ad una ricca matrona romana del II secolo che avrebbe lasciato in eredità ai cristiani la sua dimora; inoltre l’antico titulus Priscae non corrispondeva all’attuale chiesa di Santa Prisca, ma sorgeva nelle sue vicinanze. Nonostante tutto, anche in questo luogo viene venerato San Pietro, come si vede nella tela dell’altar maggiore, dipinta da Domenico Cresti detto il Passignano, che ritrae l’apostolo nell’atto di battezzare la padrona di casa.

San Pietro

    Insomma, a conti fatti non si sa dove sia stato ospitato il famoso pescatore di Galilea, ma non c’è bisogno di saperlo perché San Pietro a Roma è di casa ovunque e anche stasera, come tutti gli anni, i fuochi d’artificio delle 20,30 a Piazza del Popolo testimonieranno l’affetto della Capitale per lui.

Buona festa ai Romani di nascita e ai tanti Romani di adozione!

Alessandro Gerundino

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