Che tasso mi dai? È garantito? La certezza negli investimenti richiesta dal cliente bancario

“Conto deposito al 1,50%!” “Venghino, signori, venghino!”

Anno 2020. Scriviamo questo articolo al termine (si spera) di un periodo nuovo per la maggior parte di noi. Il dover stare chiusi barricati in casa obbligatoriamente credo non accadesse dai tempi della Guerra.

C’è chi si sta ancora leccando le ferite per i propri investimenti finanziari, c’è chi ha già ampiamente recuperato ed è in guadagno (coloro che avevano investito già da più tempo) e chi non ha assolutamente voglia di sentir parlare di investimenti.

“Siamo pazzi?!? Io i miei soldi li tengo sotto il materasso! Anzi, come è che si chiama quella normativa che tutela i risparmi sotto i 100.000 euro? Bail in? Si proprio quella! Ecco, mi apro tanti conti così da avere meno di 100.000 euro diversificati su più banche almeno sto tranquillo!”.

In tempi di crisi come quello attuale la liquidità è l’asset in genere preferito: non perde valore, se non per effetto dell’inflazione, è immediatamente utilizzabile senza costi, dà sicurezza.

Tutte osservazioni accettabili. Soprattutto se finora il cliente è sempre stato trattato male da un modo di fare banca che, gli anni passati ci dimostrano, si è rilevato piuttosto fallimentare.

Siamo individui irrazionali e, come tali, cerchiamo certezze. Certezze nel lavoro, certezze nella vita privata e certezze negli investimenti.

Non accettiamo di buon grado le probabilità, anche se, spesso, giochiamo alla lotteria…

Anno 2020. Sta per terminare un ventennio storico del nuovo millennio ed è momento anche di bilanci. Sono stati 20 anni duri, abbiamo visto fallire diverse banche, abbiamo affrontato la bolla tecnologica del 2000, la pandemia da coronavirus e chi più ne ha più ne metta!

Siamo quindi portati a pensare che, guardando i numeri di questo ventennio, la cosa più saggia era tenere i soldi sotto al materasso.

Purtroppo non è stato affatto così… vediamolo insieme con qualche numero riferito a questo ventennio:

  • Lo S&P 500 (indice azionario americano) ha reso il 194%
  • I titoli di stato americani a lunga scadenza hanno reso il 428%
  • Le obbligazioni societarie investment grade hanno reso il 405%
  • Le obbligazioni high yield hanno reso il 263%

La domanda sorge spontanea… cosa si intende allora per garanzia?

Questi numeri ci insegnano tre cose fondamentali:

  1. La liquidità rende zero o poco più e ha degli enormi costi opportunità, vale a dire ha un costo rappresentato dai rendimenti persi sulle attività alternative sulle quali può essere investita.
  2. Col passare del tempo il valore reale della liquidità scende per effetto dell’inflazione (ci pensate adesso quanto varrebbero i vostri 100 milioni di lire messi sotto il materasso?).
  3. Se una persona ha un orizzonte temporale sufficientemente lungo, detenere liquidità, paradossalmente, fornisce all’investitore la certezza di “perdere” rispetto a chi detiene azioni, un asset decisamente più “rischioso”.

Questo è quello che il grafico vi mostra. Su un arco di tempo di almeno 20 anni, non è mai successo che la liquidità abbia reso più delle azioni (il periodo di riferimento parte dal 1926 ed analizza tutti i rendimenti attraverso una semplice media mobile). Ma anche su un arco di 10 anni, solo nel 14,9% dei casi la liquidità ha reso di più delle azioni.

Concludo citando Warren Buffett durante una intervista effettuata nei suoi confronti da Jeff Bezos, il fondatore di Amazon, ora l’uomo più ricco al mondo…

“Warren, la tua strategia di investimento è così semplice, tu sei il secondo uomo più ricco del mondo. Perché non ti copiano tutti?”

“Perché nessuno vuole diventare ricco lentamente!”

Articolo a cura del Dott. Paolo Matteucci e della redazione di Stop Loss

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