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Roma Capitale

Coronavirus, la moglie del Poliziotto contagiato: “Raccolse denunce anche da cittadini cinesi”

Da ieri mattina la donna ha perso i contatti con il marito, ricoverato allo Spallanzani poichè contagiato dal coronavirus. Il sovrintendente della polizia è stato intubato e portato in terapia intensiva, senza poter più aver accesso a mezzi di comunicazione con l’esterno.

Il resto della famiglia vive recluso in casa: la moglie e i due figli sono positivi al virus, ma sono in buone condizioni di salute. La donna, però, racconta di non essere convinta dell’ipotesi di contagio:
“I medici ci dicono che può avere contratto il Covid-19 dopo che nostra figlia è tornata da un concerto a Milano, ma noi non siamo sicuri. Mio marito lo ha detto anche ai sanitari che lo hanno visitato in tutto questo tempo, alcuni senza neanche capirci nulla: lavorava all’ufficio denunce e a fine gennaio raccolse denunce anche da cittadini cinesi”.

Il dubbio deriva dal fatto che, dopo aver raccolto denunce per cittadini cinesi a fine gennaio, l’uomo si era sentito male il 2 febbraio, rimanendo a casa dal lavoro per una settimana. La settimana successiva torna al lavoro, ma non era in buone condizioni ed ha deciso di rimanere altri 7 giorni a casa. Quindi il suo effettivo rientro in ufficio risale al 24, ma il giorno successivo con la febbre che non accennava a scendere, la coppia si è mossa chiedendo una diagnosi al medico di base e successivamente si sono recati al pronto soccorso di Tor Vergata.

Qui, dopo una notte di controlli e la negata visita allo Spallanzani, il paziente è stato dimesso con un referto di polmonite bilaterale.
“Gli hanno dato una terapia domiciliare con iniezioni e antibiotico. E hanno demandato a una dottoressa della Asl il compito di chiamarlo per verificare la temperatura tre volte al giorno. Quando la sera di sabato la febbre è salita a 40 gradi, mio marito ha chiamato il 118.
L’operatore del 118 è stato bravissimo. Davanti a me ha chiamato lo Spallanzani per avere l’autorizzazione a portarlo lì, ma gli hanno detto di no. Di portarlo al Gemelli o un altro policlinico. Lui ci ha portato al Gemelli dove è stato preso in consegna in maniera adeguata e da dove poi è stato finalmente portato all’Istituto di Malattie Infettive”.