Ospedali, nel caos il sistema di pronto soccorso: ferma un’ambulanza su due

Nei primi mesi del 2020 è record di accessi negli ospedali di Roma, la maggior parte dovuti al picco di febbre e influenza.

A non andare sono le ambulanze, costrette a rimanere spesso ferme ad aspettare che si liberino le barelle utilizzate per soccorrere i pazienti. Accade spesso, infatti, che per la carenza di personale nei pronto soccorso, non si riescano a liberare nel tempo dovuto abbastanza posti letto per acogliere i nuovi pazienti. È cosi che le barelle delle ambulanze si trasformano in veri e propri letti, costringendo gli operatori del 118 a rimanere inermi aspettando che la situazione si risolva.

Così di fronte al Sant’Andrea, al Policlinico Casilino, al Vannini, a Tor Vergata, all’Umberto I, al San Giovanni e al Sant’Eugenio, si formano lunghe code di mezzi del 118 fermi: “Vi siete liberati?” “Ancora bloccati” questa la risposta standard alla richiesta di intervento.

Stefano Barone, segretario provinciale NurSind Roma fa sapere infatti “che le ambulanze sono costrette a più lunghe percorrenze per raggiungere il luogo di un intervento, il tempo dei soccorsi aumenta e cresce esponenzialmente il rischio di ritardi e di aggressioni nei confronti del nostro personale alle prese con utenti esasperati”.
Il segretario chiede “un intervento immediato della Regione, con lo sblocco delle assunzioni degli infermieri vincitori di bando al Sant’Andrea” e “il ritiro della delibera varata alla vigilia del Capodanno con l’ulteriore privatizzazione del 118”.

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