Dalla fine di giugno, sono iniziati i lavori sulla sopraelevata. Il racconto di chi, ogni giorno, si trova a combattere con una vera e propria odissea: “Ma perchè questi lavori non vengono fatti di notte?”
Attraverso un annuncio apparso sul sito ufficiale di Roma Mobilità nei giorni scorsi, il Comune annunciava l’inizio dei cantieri sulla Tangenziale Est. Dal ventiquattro giugno in poi è partita la riqualificazione della sopraelevata della circonvallazione Tiburtina, nel tratto da Largo Passamonti a Viale Castrense. Un chilometro e mezzo di strada, tra i più trafficati dell’intera capitale. Un tratto che, solitamente, è preso d’assalto dai romani e che, anche senza i lavori attualmente in corso, ha sempre portato a disagi e a problemi. “Ora è diventato davvero un incubo. Io per motivi lavorativi facevo questo tratto di strada ogni mattina: prima la situazione era drammatica: c’erano alcune ore della mattina in cui era impossibile circolare. Ora è diventata davvero insostenibile”.
Nel racconto di Luca, 54 anni, residente nel quartiere prenestino, c’è tutto il disagio che centinaia di migliaia di romani, testimoniano dal ventiquattro giugno. “Chiudere la tangenziale, purtroppo, porta all’intasamento di tutte le strade limitrofe. Per andare al lavoro già prima ci dovevamo armare di santa pazienza. Adesso è diventato davvero un incubo”. La zona interessata (da Largo Passamonti a viale Castrense), include le rampe Pigneto, Prenestina e San Lorenzo. “I lavori – spiega il comune – fanno parte degli interventi previsti dal Giubileo e sono eseguiti da Anas Spa, società del Polo infrastrutturale del Gruppo Fs italiane, con un importo di 14 milioni di euro”.
L’automobilista romano medio, dopo la fine delle scuole, ha sperato di poter prendere la propria macchina e di potersi recare sul luogo del lavoro evitando gli ingorghi e di rimanere intrappolato nel traffico della capitale. Ma la sorpresa, anzi la brutta sorpresa, si è materializzata per chi abita nel quadrante est della città. La chiusura della rampa di accesso del piazzale prenestino (in entrambi i lati), ha portato al caos. “La grande sorpresa è che questi lavori non vengono fatti di notte, ma in pieno giorno, quando il traffico era già sostenuto”, conferma Luigia. “Gli ingorghi erano già all’ordine del giorno: ora è diventato davvero il caos. Le file sono inevitabili e il traffico si conferma il nemico numero uno per i romani”.
La durata prevista del cantiere è di circa 8 mesi. L’intenzione del Comune è di riqualificare l’intera struttura. “Nel solo periodo sino al 30 agosto, per interferire il meno possibile sulla viabilità, saranno effettuate delle chiusure a tratte continuative (h24, 7 giorni su 7)”. Dal primo settembre in poi, ci saranno quindi delle riaperture parziali. “Ma ormai non è più come prima – conferma Pietro, 45 anni, che ogni giorno parte dalla Casilina per arrivare a Piazzale Clodio – quando in estate la città si svuotava e a settembre si tornava al lavoro. Se fosse così, allora potevi pensare di fare tutti questi lavori ad agosto e riaprire a settembre. Ora chi è fortunato, si fa una settimana, massimo dieci giorni di vacanza: il resto lo passi a Roma: e passarlo nel traffico è quanto di peggio si può augurare”.
A fare arrabbiare i romani è la tempistica… e gli orari. “Ma come è possibile non studiare chiusure notturne e riaperture quotidiane? – si chiede ancora Pietro -. Anche perchè, se sei stato attento a ragionare sui mesi e a riaprire parzialmente a settembre, come fai a non avere la stessa accortezza di giorno e di notte?”. Stesso pensiero di Luigia: “Non capisco per quale motivo non si è ragionato su un’interruzione dei lavori al mattino e la riapertura serale, quando il traffico è praticamente inesistente. In questo modo, invece, si è creato un vero e proprio tappo: che arriva fino a Porta Maggiore e sul Ponte Casilino. E naturalmente il riflesso sui quadranti circostanti è stato inevitabile”.
File, ingorghi e caos, sono diventati a tutti gli effetti, dei compagni di viaggio per centinaia di migliaia di romani: “Ora, per fare un tratto di strada, per il quale prima mediatamente impiegavi dieci minuti, ne impieghi almeno trenta o quaranta. Ovviamente si crea un tappo, in un punto nevralgico per la capitale. Il rischio potrebbe essere ancora più grande, quasi insormontabile. Anche perché in quel tratto di strada transitano non soltanto le automobili, ma anche i motociclisti. Oggi (ieri ndr.) ad esempio c’era una fila pazzesca, alla quale si aggiungono anche le linee di autobus”. Un problema in più: “A me capita spesso di andare al lavoro con i mezzi pubblici – ci dice Antonio – alle difficoltà quotidiane, con gli autobus pieni, sporchi, spesso rotti, si aggiunge anche il traffico. Per chi si reca al lavoro ogni giorno con i mezzi, Roma rischia di essere una vera bolgia. Rischiamo ogni giorno di pagare un dazio che, onestamente, faccio grande fatica a capire”.