Dopo lo scandalo Facebook in occasione del quale lo stesso Zuckerberg ha dichiarato al congresso USA, “Cambridge Analytica ha venduto anche i miei dati”, le conseguenze, sulla piattaforma social più famosa e condivisa di tutti, continuano a farsi sentire. La violazione della privacy ha coinvolto 87 milioni di utenti e nonostante le diverse dichiarazioni di Zuckerberg, avvenute proprio in quel congresso, come “la gente sceglie di condividere i propri dati, questo è il modo primario in cui Facebook funziona”, in Italia si stima che circa 22 mila persone hanno digitato sui motori di ricerca “come eliminare l’account Facebook”, solo nell’ultimo mese.
Precisamente su Google, quasi 40 mila persone hanno chiesto “come cancellarsi da Facebook”, in maniera ancora più ampia, è stata digitata 68 mila volte la frase “cancellare Facebook”. Sono dati incredibili e generati in poco tempo, il che fa riflettere sul perché le persone, in particolare gli utenti iscritti alla piattaforma social n.1, vogliano cancellarsi, eliminando i loro dati, le loro condivisioni, le loro notizie, tutto!
Un campanello d’allarme per la nostra società o solo paura infondata? Per parlare di trend, marzo è stato un mese in cui queste richieste, nel web, hanno mostrato la crescita del 20%, (analisi della piattaforma di web marketing SEMrush).
Altri temi che ci fanno comprendere ancora di più la motivazione di questo gesto comune delle persone sono le frasi “trattamento dati personali” e “privacy su Internet” che vengono spesso cercate in rete, nel mese di aprile. La stessa situazione si verifica nella maggior parte dei Paesi europei e negli Stati Uniti:
Parlando di social non poteva non mancare l’hashtag #deletefacebook che ha iniziato a diffondersi sui social dopo un tweet di Brian Acton (uno dei fondatori di WhatsApp). Aspettando i prossimi aggiornamenti di analisi sul caso, riflettiamo sul perché milioni di persone sentano violata la loro privacy, a tal punto da cancellarsi, facendo perdere non solo di interesse, ma anche di sicurezza, i valori basilari di Facebook.
Eleonora Piol