Carlo Calenda riflette sulla spoliazione di Roma, spesso privata dei suoi beni più preziosi.
“Gli italiani devono decidere se vogliono una capitale o non la vogliono. Possono anche decidere che siamo l’unico paese al mondo che non vuole una capitale. Ma se la vogliono, la capitale non può essere spogliata di tutto, delle risorse, della finanza, non può succedere.
Voglio fare un l’esempio di Unicredit che ha acquistato Capitalia, che era il quarto gruppo bancario del Paese con sede a Roma. L’ha acquistata e ha portato via tutto. Ebbene, quando invece Intesa ha acquistato il San Paolo di Torino, ha lasciato nel capoluogo piemontese tutta l’attività delle Sgr e ha costruito un palazzo bellissimo, un grattacielo da cinquanta piani per i lavoratori che sono rimasti lì. Quindi innanzitutto bisogna fare quello che ha fatto Torino, cioè pretendere che una parte del business di Unicredit rimanga a Roma. E che per quanto riguarda Bnl, che è stata comprata da Paribas, deve tornare ad esserci un “head quarter” importante da noi, perché non è pensabile essere l’unica capitale al mondo che non ha più un settore finanziario” spiega Calenda.
“mi auguro che le cose restino sempre in Italia; detto questo ricordo solo che Roma aveva una Borsa in cui venivano negoziati i titoli, che fu spostata a Milano dicendo che veniva riunificata nella Borsa Italiana. E Roma fu spogliata di uffici che trattavano titoli emessi nella Capitale. Ora, io ho intenzione di chiamare le banche ma anche le aziende pubbliche e dire: cosa vi serve per investire a Roma? Ve lo facciamo, ma dovete tornare a investire nella Capitale. Non può essere che Unicredit si è comprata Capitalia e si è portata via tutto. – aggiunge – Io credo che questa frenesia di chiedere cose che sono a Roma sia connessa anche allo scarso senso di nazione che abbiamo. Perché se tu non hai un forte senso dello Stato non puoi avere un forte senso della tua Capitale. E viceversa. Significa che noi dobbiamo investire su Roma perché rappresenta la costruzione della nostra identità nazionale”.