La scrittrice aveva annunciato la sua malattia pochi mesi fa. A luglio aveva sposato il suo compagno
Michela Murgia si è arresa alla sua malattia. La scrittrice, è morta a Roma all’età di 51 anni. Pochi mesi fa aveva annunciato in una lunga intervista di essere affetta da un carcinoma renale al quarto stadio. Dopo aver reso pubblica la sua malattia la scrittrice, drammaturga, opinionista, ha raccontato sui social i momenti privati, celebrando la sua famiglia queer ma anche continuando le sue battaglie da attivista per i diritti.
Sui suoi profili aggiornava continuamente tutti sulle sue condizioni di salute, provando a regalare sorrisi e tentando di rispondere alle domande dei suoi follower. Il 29 luglio scorso pubblicò un selfie dall’ospedale: una foto che la ritraeva sorridente, ma provata. La foto era accompagnata da parole chiare. Con la consueta lucidità Michela Murgia non ha nascosto i suoi problemi. “Ricevo moltissimi messaggi ogni giorno, tutti affettuosi (gli altri non li vedo, ho sviluppato una felice cecità selettiva) ma non riesco a rispondere a tutti, perché sono spesso banalmente troppo stanca”, scrisse nel post. “Vado un po’ più spesso in ospedale , a volte all’improvviso perché il corpo sorprende e ieri mi mancava il respiro a causa del troppo liquido negli anfratti dei tessuti. Il livello delle cure del nostro sistema sanitario mi ha però fino a ora consentito di tornare sempre a casa stando meglio”.
“Ecco, la risposta che vorrei dare a chi mi chiede continuamente come sto, che era quella che dava Cesare de Michelis: posso stare meglio, ma non posso più stare ‘bene’. ‘Meglio’ è comunque preferibile a male, quindi godetene con me. Non amo mettere foto dall’ospedale, ma nemmeno voglio nascondere che ci entro, perché è anche questo che fanno le persone che si curano e dobbiamo solo ringraziare di poterlo fare, in barba a chi demonizza chi paga le tasse. Grazie dei messaggi”.
La sua famiglia le è stata accanto, fino alla fine. Il marito, l’attore Lorenzo Terenzi, sposato, «in articulo mortis» a luglio e i figli, erano al suo fianco nei difficili giorni della malattia. Pochi giorni fa Michela Murgia ha condiviso un video in cui immortalava la sua famiglia Quuer intenta a preparare un piatto di carbonara in un orario poco consono. “Svegliarsi alle 23 sotto morfina perché sul fuoco sfrigola il guanciale di una carbonara – ha scritto – Non la mangio, ma saperli di là felici che cucinano cose luride mi riempie di gioia indicibile”.
Nata a Cabras,in Sardegna, nel 1972, Michela Murgia ha esordito con Il mondo deve sapere (2006), romanzo tragicomico sul mondo dei call center, che ha ispirato l’opera teatrale omonima e il film Tutta la vita davanti (2008), con Sabrina Ferrilli. Molto legata alla sua terra, nel 2008 ha firmato Viaggio in Sardegna. Due anni dopo è uscito Accabadora, premio Super Mondello e premio Campiello, mentre è del 2011 Ave Mary, riflessione sul ruolo della donna nel contesto cattolico. Tra le sue opere successive Presente, L’incontro. l saggio breve sul femminicidio L’ho uccisa perché l’amavo. Falso!; e ancora Futuro interiore, L’inferno è una buona memoria, il saggio Istruzioni per diventare fascisti, Noi siamo tempesta. Storie senza eroe che hanno cambiato il mondo. Stai zitta, God save the queer. Catechismo femminista e infine l’ultimo Tre ciotole, uscito in Primavera, entrato subito in testa alle classifiche di vendita. Lo scorso 11 giugno Murgia aveva annunciato il ritiro dall’attività pubblica. A metà luglio aveva sposato l’attore e regista Lorenzo Terenzi.
Tra i primi a ricordare Michela Murgia sui social è il leader di Azione Carlo Calenda. “Perdiamo una voce potente nel dibattito pubblico, creativa nella scrittura e una persona libera e coraggiosa. Riposa in pace Michela Murgia”. L’editore Einaudi l’ha ricordata in un tweet, citando l’incipit del suo libro ‘God Save the Queer’: “Dio mi ama come sono e vorrò essere, oppure rimarrò un disordine oggettivo nell’ordine della creazione, un’anomalia di programmazione destinata a stare ai margini, a essere guardata con sospetto, un peccato ambulante per il solo fatto di esistere così come sono?”. Mondadori sullo stesso social ha pubblicato una sua foto scrivendo “Ciao Michela”, con l’emoji di un cuore.
“Addio a Michela Murgia, ci ha contraddetto finché ha potuto perché la vita é questa: contraddirsi per ritrovarsi, come ora, nel rispetto e nel dolore”. Così Gianfranco Rotondi, presidente di ‘Verde è popolare’ e deputato iscritto al gruppo di ‘Fratelli d’Italia’, ricorda la scrittrice Michela Murgia, morta all’età di 51 anni. “Molte cose ci dividevano da Michela Murgia, ma ora è il momento del dolore per la sua scomparsa e del rispetto per una donna che ha reso la sua malattia un incitamento alla pienezza della vita. Le sue argute provocazioni, anche al mondo cattolico, hanno saputo stimolare riflessioni politiche e sociali profonde. La diversità di pensiero è una ricchezza e riteniamo che persone come Michela Murgia abbiano contribuito ad elevare il livello del nostro dibattito pubblico. Ci mancherà”. Lo afferma il capo politico di Noi Moderati, Maurizio Lupi.