Il direttore de L’Unità sul caso politico sorto dopo le parole del portavoce di Rocca: “Essere antifascisti significa lottare contro le intolleranze. Come si faccia a chiedere il licenziamento per un uomo che ha espresso solamente la propria idea?”
Le parole di Marcello De Angelis, responsabile della comunicazione istituzionale della Regione Lazio, sulla strage di Bologna, hanno creato scalpore politico. De Angelis si è detto certo della non colpevolezza di Mambro, Fioravanti e Ciavardini, provocando la reazione delle opposizioni. Il partito Democratico ha chiesto le dimissioni del collaboratore di Francesco Rocca, seguito da numerosi esponenti delle forze di opposizione.
De Angelis, in un post sui social ha scritto: “Il 2 agosto è un giorno molto difficile per chiunque conosca la verità e ami la giustizia, che ogni anno vengono conculcate persino dalle massime autorità dello Stato (e mi assumo fieramente la responsabilità di quanto ho scritto e sono pronto ad affrontarne le conseguenze). La differenza tra una persona d’onore e uno che non vale niente è il rifiuto di aderire a versioni di comodo quando invece si conosce la verità. E accettare la bugia perché così si può vivere più comodi. Intendo proclamare al mondo che Cristo non è morto di freddo e nessuno potrà mai costringermi ad accettare il contrario. Così come so per certo che con la strage di Bologna non c’entrano nulla Fioravanti, Mambro e Ciavardini. Non è un’opinione: io lo so con assoluta certezza. E in realtà lo sanno tutti: giornalisti, magistrati e ‘cariche istituzionali'”.
Parole che hanno scatenato la reazione delle opposizioni. “Servono dimissioni immediate. Se non riescono a farlo i vertici della Regione Lazio, sia la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni a prendere provvedimenti immediati”, ha detto Elly Schlein, segretaria del Pd. Per Nicola Fratoianni, leader di Sinistra Italiana, “Rocca ha due strade: la prima strada è cacciare subito chi infanga in questo modo la memoria della nostra storia repubblicana, che in modo irrispettoso insulta le vittime e i loro familiari, dà un colpo alla credibilità dell’istituzione che rappresenta. L’altra strada è quella di far finta di niente, e rendersi così complice di questa infamia. Rocca decida”.
Parole e prese di posizione che hanno però trovato la ferma opposizione di Piero Sansonetti, attuale direttore de L’Unità. Prima sui social, ha parlato di storia “spaventosa, che riassumo brevemente. C’è un giornalista che si chiama Marcello De Angelis, di destra, che è un collaboratore del presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, che scrive su Facebook l’altra di essere certo dell’innocenza in relazione alla strage di Bologna di Mambro, Fioravanti e Ciavardini. Una dichiarazione discutibile se volete, io la condivido, altri no. Oltre a questo De Angelis dice che tutti sanno che sono innocenti, ma fanno finta di non saperlo. Io condivido anche abbastanza questa seconda parte della dichiarazione, ma non ha importanza: è una dichiarazione, una opinione, punto … Io non voglio neanche discutere della probabile innocenza di Fioravanti, Mambro e Ciavardini per l’attentato a Bologna del 1980: quello che mi indigna è che non si possa dire una cosa di questo genere. Sono state chieste immediatamente le dimissioni, è stato chiesto a Rocca di cacciare De Angelis: ma per che cosa? Ma perché uno si deve dimettere per aver detto la sua opinione? Ma parche uno deve essere cacciato per aver detto la sua opinione legittimissima?”
In esclusiva ai microfoni di Notizie.com, Sansonetti ha poi ribadito con forza: “Per me l’antifascismo è tolleranza, garantismo, lotta per la libertà. Certo è anche ideologia contro il totalitarismo. E in Italia noi abbiamo vissuto e avuto il fascismo e i fascisti, ma ripeto essere antifascisti significa lottare soprattutto contro le intolleranze. Quindi mi chiedo come si faccia a chiedere il licenziamento, in virtù di questo principio, di Marcello De Angelis, ovvero di un uomo che ha espresso solamente la propria idea. Come si fa a pensare, che concepire una qualunque opinione, sia una cosa malvagia? Mi preme ricordare il principio alla base non del Cristianesimo, ma direi del Vecchio Testamento…Nessuno tocchi Caino!”.
Per il direttore de L’Unità, le critiche a De Angelis e la richiesta immediata di dimissioni, rientrano in una battaglia politica contro il governo Meloni. “Fare politica vuol dire fare lotta contro De Angelis? Certo, da quando Meloni guida la maggioranza di governo, questo riflesso antifascista è cresciuto anche in assenza di idee politiche, come se fossimo in Curva Nord o in Curva Sud”. Ai microfoni di Notizie.com Sansonetti ricorda un botta e risposta avuto pochi giorni fa con il giornalista Gianni Barbacetto, a proposito della strage di Bologna. “Lui mi disse che si tratta di una delle stragi che ha avuto più conferme processuali. Noi per esempio sappiamo che la strage di Piazza Fontana è stata fatta da Ordine Nuovo, gruppo neofascista fondato da Pino Rauti, uno dei padri nel pantheon della Meloni”. Ho ricordato a Barbacetto che la Meloni era piccola, credo non fosse neanche nata all’epoca dei fatti”.
Secondo il direttore de L’Unità, la verità, sulla strage di Bologna, è un’altra, “ed è difficile da accettare. La stagione delle stragi in Italia è stata voluta dai servizi segreti. Dietro i servizi segreti c’era il governo di quel tempo. Dietro quel governo c’era la Democrazia cristiana. Poi dietro la strage di Piazza Fontana c’era la manovalanza fascista, manovalanza però…Le stragi furono concepite da pezzi dello Stato guidato dalla DC. Aggiungo e chiudo un altro elemento. I processi servono ad accertare i colpevoli, non le matrici che ci sono dietro…”