Condannato a un anno e sei mesi di reclusione per sfruttamento di lavoro.
Massimiliano Cimaroli, 41 anni, era finito agli arresti domiciliari perché impiegava braccianti agricoli stranieri nella sua azienda di Terracina sfruttandoli e facendoli vivere in condizioni di immenso degrado. Nel corso della giornata di ieri ha deciso di patteggiare la pena davanti al giudice per le udienze preliminari Pierpaolo Bortone.
Lo sfruttamento era stato documentato dagli agenti dell’Anticrimine del commissariato di polizia di Terracina attraverso appostamenti nei pressi dell’azienda agricola.
I lavoratori, completamente in nero e perlopiù indiani e clandestini sul territorio nazionale, erano costretti a turni massacranti, senza riposo, ferie o malattia e percepivano una paga di circa 4 euro l’ora. Lavoravano per circa 12 ore ogni giorno ed erano spesso scalzi sulla terra e senza dispositivi di protezione e sicurezza. Il loro rifugio, situato a pochi passi dalla villa dell’imprenditore, era una stalla in cui erano accatastati i prodotti fitosanitari usati nei campi e in cui i braccianti consumavano i pasti.