Un presidio ospedaliero romano ha realizzato una seduta mai tentata in precedenza. “Una procedura che ci consente di ottenere risultati top”
Un passo avanti importante per la scienza: un momento di grande soddisfazione per uno degli ospedali della capitale, protagonista di un grande passo avanti dal punto di vista diagnostico. E’ stata infatti effettuata, per la prima volta, una seduta molto particolare, destinata a dare importanti frutti in futuro.
Si tratta della seduta di cobroncoscopia, una procedura eseguita con strumentazione di nuovissima generazione – ecobroncoscopi e videoendoscopi digitali di minime dimensioni e processori per immagini digitali ed ecografiche ad alta ed ultra-definizione. Tutti strumenti che possono permettere ai dottori di effettuare esami molto approfonditi in determinati ambiti medici e di realizzare delle analisi approfondite.
L’ospedale che da oggi sarà in grado di realizzare le sedute di cobronscopia, è il San Filippo Neri. Gli strumenti di nuovissima generazione, permetteranno ai medici di realizzare un servizio all’avanguardia in ambito endoscopico branchiale e pneumologo. L’Asl capitolina, diretta da Luca Triolo, sarà in grado di offrire una resa diagnostica elevatissima. Lo rende noto la stessa azienda sanitaria
“La ecobroncoscopia conosciuta con l’acronimo internazionale di Ebus (Endo-bronchial ultra-sound) – riferisce una nota – è una procedura utilizzata per diagnosticare diversi tipi di patologie polmonari a localizzazione toracica, ma al di fuori delle vie aeree. Questa procedura è anche molto importante nella diagnostica delle patologie a coinvolgimento linfonodale intratoracico, come le malattie onco-ematologiche, le malattie granulomatose polmonari (ad esempio la sarcoidosi) e le malattie infettive come quelle tubercolari. Associata alla visione endoscopica permette lo studio endobronchiale e la valutazione ecografica di tutte le strutture solide extrabronchiali (linfonodi e masse tumorali), con il doppler consente il perfetto riconoscimento delle strutture vascolari interne o esterne alla lesione target, minimizzando i rischi, e può essere unita ad una tecnica di prelievo cito-istologica, con notevole vantaggio per le analisi citologiche, istologiche e per i drivers molecolari dedicati alla terapia oncologica individualizzata. Proprio per questo è fondamentale per la tipizzazione delle neoplasie polmonari e la loro corretta stadiazione”.
L’ecobroncoscopia, è eseguita in anestesia generale ed effettuata in camera operatoria, richiede un’organizzazione articolata e ha quindi bisogno contemporaneamente di diverse competenze. Si tratta di una collaborazione virtuosa tra molte figure professionali e servizi, in particolare il gruppo di dirigenti medici e degli infermieri del Servizio di Endoscopia bronchiale guidato da Giorgio Fumagalli, gli infermieri della camera operatoria del blocco C – che hanno avuto un ruolo di supporto – gli anestesisti coordinati da Roberto Carlucci, gli anatomo-patologi coordinati da Vito Gomes. “Abbiamo eseguito le prime due procedure con grande soddisfazione – commenta Triolo – sia per i risultati diagnostici ottenuti sia per l’immediato affiatamento dei professionisti coinvolti, che ringrazio. L’acquisizione di questa procedura contribuisce ad allineare la struttura agli standard nazionali e completa l’offerta diagnostica ed assistenziale, in una visione di continuo e costante miglioramento”.