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Tragedia alle Terme di Cretone, i legali dei proprietari all’attacco sulla grata

Gli avvocati dei proprietari delle Terme Sabine di Cretone spiegano: “La grata non è mai stata prevista”. E raccontano cosa è successo in quei drammatici minuti

Nel giorno in cui Castel Madama ha salutato per l’ultima volta Stephan, il bimbo di otto anni ucciso alle Terme di Cretone lo scorso 17 agosto dopo essere stato risucchiato dal condotto di scarico della vasca della piscina principale, la procura di Tivoli ha disposto un’importante consulenza tecnica, per fare luce sulle dinamiche che hanno portato alla morte del bambino. Gli inquirenti continuano ad indagare sull’assenza della grata di protezione del condotto.

La Procura ha chiesto una perizia tecnica per fare luce su ciò che è successo a Cretone il 17 agosto alle Terme – Roma.Cityrumors.it

Il funerale del piccolo Stephan

Oltre 300 persone hanno salutato per l’ultima volta il piccolo Stephan, gremendo la chiesa di San Michele Arcangelo di Castel Madama, cittadina a due passi da Tivoli, dove il bambino viveva insieme alla famiglia. Presenti alla cerimonia la mamma, il papà, i familiari, gli amici e i compagni di scuola. A celebrare le esequie c’era Padre Aleksei Maksimov della chiesa Ortodossa Russa di Santa Caterina di Roma. “Quando muore un bambino è una tragedia perché non siamo pronti ad accettarlo, è impossibile ma come cristiani crediamo che tutti i morti sono vivi”, ha detto nella sua omelia. “Noi cristiani crediamo nella resurrezione, e Cristo ha reso vana l’opera del diavolo. Dopo la morte c’è la vita dove non c’è dolore e sofferenza“, ha affermato. I compagni di classe di Stepan hanno messo i fiori in alcuni vasi pieni d’acqua posti sotto l’altare. Al termine delle esequie, un corteo, con i genitori e il sacerdote in testa, ha accompagnato il feretro, che  è stato portato nel cimitero di Castel Madama

La consulenza tecnica

Nel frattempo la  Procura di Tivoli ha disposto una consulenza tecnica per far luce su ciò che è avvenuto intorno alle ore 18 del 17 agosto scorso alle Terme di Cretone. Nel procedimento sono indagate quattro persone, tra cui i titolari della struttura, per omicidio colposo. In questi giorni sono stati ascoltati tutti i testimoni, che hanno concordato sull’assenza della grata a copertura del tombino di scolo della vasca. Gli inquirenti cercano di capire se ci sono state delle responsabilità nella gestione di quei drammatici minuti.

La piscina principale delle Terme Sabine di Cretone, dove si è consumata la tragedia. Roma.Cityrumors.it

I legali dei proprietari: “Grata non prevista dai requisiti di concessione”

Gabriele Galeazzi, legale dei proprietari delle Terme Sabine di Cretone, ha intanto spiegato che la presenza della grata, non sarebbe prevista. “Dal 1979, anno in cui venne rilasciata la concessione per apertura delle Terme di Cretone, al 17 agosto giorno in cui si è consumata la tragedia, la grata di protezione sul condotto non c’è mai stata perché non era prevista dai requisiti per il rilascio della concessione che in quegli anni venne preceduto da un collaudo”, ha dichiarato l’avvocato Galeazzo. “I miei assistiti hanno scelto di rimanere in silenzio per rispetto della giovane vittima. L’assistente ai bagnanti di 18 anni, co-indagato insieme ad un collega 20enne e ai due proprietari, doveva vigilare e presumibilmente non l’ha fatto”.

La ricostruzione dei legali dei proprietari: “Ecco come sono andate le cose”

Il legale spiega, secondo la sua ricostruzione, come sono andate le cose in quei minuti. “Il primo messaggio, che avvertiva i presenti di uscire dall’acqua è stato diramato alle 18,09 e l’altro 10 minuti dopo, in anticipo di almeno 20 minuti rispetto al solito. Quando sono cominciate le operazioni di svuotamento della vasca, in acqua non c’era più nessuno. Quando il padre della vittima non ha trovato più il figlio, ha fatto diffondere dagli altoparlanti un messaggio in russo per chiamare il figlio. Solo successivamente le ricerche si sono spostate nella zona dove si trovano le piscine e alcune persone dopo aver visto il bambino nella vasca si sono tuffate per cercare di salvarlo”, conclude l’avvocato Galeazzi.