“La giovane vittima dello stupro a Palermo non va lasciata sola sotto tutti i punti di vista”.
Sono le parole di Roberto Colasanti, colonnello dei carabinieri in congedo e coordinatore del Team Crime Analists ed Investigation dell’Associazione italiana criminologi per l’investigazione e la sicurezza (AICIS). In un’intervista a Notizie.com raccomanda: “Non va dimenticata sia dal punto di vista legale sia psicologico e bisogna starle vicino sia nella fase delle indagini, che durante il processo. Quando si aprirà il dibattimento, dovrà essere preparata, perché per lei sarà il momento più critico”.
Inoltre il criminologo ricorda che le vittime dei reati del Codice rosso non vanno lasciate sole e che “hanno sempre diritto al gratuito patrocinio, indipendentemente dal reddito”.
Uno degli aspetti inquietanti che vede vittima la diciannovenne, è l’esistenza di due gruppi Telegram composti da 12mila e 14mila iscritti, nei quali si cercavano video dello stupro. In cambio queste persone offrivano foto e video di bimbi in biancheria, ma anche di madri e sorelle, o donne che prendono il sole.
Sarebbe stato reato anche con il consenso?
“Certo, anche se ci fosse stato il consenso dell’altra parte. È il cosiddetto Revenge Porn, che fa parte del Codice rosso e prevede sanzioni consistenti. In generale, chi riceve video e li mette in circolazione viene coinvolto in una cosa di cui forse non si rende conto. Evidentemente queste persone sono abituate a ricevere e inviare contenuti di questo genere senza pensarci troppo, restando impuniti. In generale, arrivare a tutti quelli che ricevono filmati di questo tipo è un percorso laborioso, ma va intrapreso. È necessario fare un percorso di moralizzazione ai ragazzi: devono capire che non è un gioco. Tra la realtà e il virtuale c’è una bella differenza”;
Cosa può spingere i ragazzi ad essere interessati a contenuti di questo genere?
“Ogni genitore dovrebbe porsi questa domanda. Non bisogna mai generalizzare, perché le situazioni dei ragazzi sono diverse e dipendono da tanti fattori, compreso il contesto sociale. Gli apparati tecnologici spesso sono sottratti a qualsiasi forma di controllo da parte dei genitori. In molti casi c’è un’attrazione verso la trasgressione anche dal punto di vista dell’uso di sostanze stupefacenti e superalcolici”;
Il ragazzo scarcerato dal gip del tribunale dei minori, si trova in comunità ma continua a provocare sui social. “C’è qualche ragazza che vuole uscire con noi?”, oppure, “la galera è di passaggio, si ritorna più forti di prima”. Da queste frasi non si è evince certo un pentimento.
Le leggi contro la violenza di genere bastano?
“La pena prevista per il reato di violenza sessuale di gruppo va da 8 a 14 anni, non è poco. In più, ci sono le circostanze aggravanti che possono ulteriormente incrementare la pena di un terzo. Dal punto di vista normativo non possiamo dire che il fatto non sia stato qualificato adeguatamente. Per il resto, non conosco questi ragazzi personalmente, non so da quale contesto sociale provengano, sono tutti giovanissimi. Devono fare un percorso adeguato”;
Crede che ci sia abbastanza sensibilizzazione contro la violenza di genere?