Dodici ragazze, di età compresa tra i 20 e i 30 anni, hanno denunciato un finto regista: con la scusa di fare dei casting per un film, abusava delle giovani.
Una dozzina di ragazze, tra i venti e i trenta anni, hanno denunciato di essere state violentate da un uomo di 50 anni, che si fingeva regista ed effettuava dei finti provini alle aspiranti attrici. Che si chiudevano tutti allo stesso modo: con la richiesta di una prestazione sessuale, alla quale le donne erano costrette a sottostare. L’uomo è stato arrestato nel 2020. Il processo si è chiuso con una condanna esemplare.
Claudio Marini, 50 anni, ciociaro, si fingeva un impresario ben introdotto nel mondo dello spettacolo. Ha organizzato numerosi casting e finti concorsi di bellezza (mettendo in palio dei titoli che lui stesso inventava). Poi il tentativo di realizzare delle pellicole cinematografiche nella capitale. Film con titoli di fantasia che non sono mai stati realizzati, ma che gli servivano per organizzare dei casting con le aspiranti attrici.
Le sceglieva tutte tra i 20 e i 30 anni. Giovane ragazze che speravano di sfondare nel mondo dello spettacolo e che vedevano nell’impresario ciociaro una possibilità reale di fare carriera. Il primo appuntamento si realizzava solitamente in albergo, in stanze che adibiva ad ufficio. A volte c’era un secondo incontro in ristoranti (spesso anche fast food) per poi arrivare al casting decisivo: che prevedeva un provino generalmente effettuato in un appartamento preso in affitto ai Parioli. Proprio qui si sarebbero verificati molti dei casi contestati.
Tra il settembre del 2019 e il luglio del 2020 (quindi anche durante il lockdown), il finto regista ha realizzato una lunga serie di provini. Che si chiudevano tutti allo stesso modo. Numerose le denunce effettuate dalle giovani, che hanno raccontato gli episodi anche sui social: “Partiii per fare un provino a Fiuggi, però poi mi ritrovai totalmente in un’altra situazione. Quell’uomo con una scusa mi condusse nella sua camera da letto fingendo fosse un ufficio; io mi seppi autodifendere fortunatamente. Eravamo lì, mise l’una contro l’altra tutte le ragazze, dicendo che il nostro comportamento di ribellione era semplicemente una scusa perché non eravamo professionali”, ha raccontato su Facebook Lara, una ragazza che ha subito le richieste del finto regista.
“Io sono una vittima e finalmente riesco a dirlo a cuore aperto. Ero solo una bambina e lui giocava su questo, sulla mia innocenza su dei sogni, adescare bambine e giovani donne, per dei motivi da porco. Dopo 4 anni ci ritroviamo di nuovo con la stessa storia e finalmente al tribunale noi ragazze riunite a testimoniare contro questa oscenità. Quest’uomo della sua vita ha passato solo un anno in carcere, ha cercato di sviare la legge con molti rinvii e documenti medici”.
“Miele Amaro”, “Un gioco pericoloso”, sono solo alcuni dei titoli inventati per i film che proponeva alle ragazze. Dodici di loro lo hanno denunciato, raccontando per filo e per segno le loro esperienze. Storie che si somigliavano drammaticamente. Il pubblico ministero, nel processo, aveva chiesto per Marini una condanna di nove anni di reclusione. I giudici della quinta sezione del Tribunale di Roma, al termine della camera di consiglio, lo hanno condannato a undici anni e nove mesi di carcere, oltre che a escluderlo in perpetuo dai pubblici uffici.