Esiste una zona nella capitale, dove il rischio di subire violenze e stupri è elevatissimo: le proteste dei residenti: “E’ un incubo. Sono anni che lanciamo l’allarme”
“Io gridavo e provavo a bloccare le auto che passavano, ma nulla. Nessuno mi aiutava. L’indifferenza della gente mi ha fatto davvero male”. Con queste parole, la donna di quarantadue anni stuprata domenica a Roma, ricorda i terribili momenti passati nel cuore della capitale. Stava attraversando una zona particolare della città, che le avrebbe permesso di arrivare alla fermata dell’autobus, quando è stata aggredita.
La violenza si è consumata nell’indifferenza generale, e in una zona a rischio. Che ha portato i residenti a lanciare l’allarme. “Non ci sentiamo sicuri a passare li – hanno ammesso – è un ricettacolo di droga e un ritrovo di persone poco raccomandabili”. L’esperienza vissuta dalla quarantaduenne, stuprata nel cuore della città, è sotto gli occhi di tutti. “Dopo aver trascorso una serata con le amiche, stavo andando a piedi alla stazione Termini per prendere il bus che mi avrebbe riportata a casa quando ho sentito una persona bloccarmi da dietro. Con un braccio mi ha stretta a sé e mi ha portata proprio li”.
A finire sotto osservazione sono i sottopassi. Nel caso dell’ultima violenza, quello di Porta Pia: ma nella capitale ce ne sono diversi. Da quello sotto la Cristoforo Colombo a quello di Montesacro, dal Muro Torto a quello di Porta Pia, la capitale è piena di sottopassi, cunicoli e tunnel, studiati per permettere ai pedoni di attraversare alcune strade difficili da superare, ma diventati a tutti gli effetti un luogo dove senzatetto, rifugiati e malintenzionati passano la notte e gran parte delle loro giornate.
Attraversare i cunicoli della città, soprattutto di notte e quando si è soli, diventa sempre più complicato: per la mancanza di controlli e per la presenza di pericoli. Il sottopasso di Porta Pia è stato in passato oggetto di proteste. I residenti avevano lanciato più volte l’allarme: “Evito sempre di passare li, soprattutto di notte – dichiara una ragazza, residente in zona – e quando sono sola”. Un ragazzo lancia l’allarme sui controlli: “Mai visto pattuglie aggirarsi qui, mai visto controllare gli agenti. Eppure tutti sanno che la sera è quasi impossibile passare per questi tunnel”. Un ragazza di circa venti anni, rincara la dose: “Io credo che dovremmo tutti essere in grado di poter tornare a casa in modo tranquillo, dopo aver passato una serata con le amiche, senza pensare che rischiamo di essere stuprate. Se è mai successo a me? Quello che posso dire è che attraversare il sottopasso mi consentirebbe di risparmiare molto tempo per tornare a casa. Ma non lo uso mai: è questo non è giusto. Non dobbiamo essere noi ad adattarci ai rischi e ai pericoli. Qualcuno dovrebbe proteggerci”
Il presunto aggressore della 42enne, che è stata bloccata e stuprata alle prime ore di domenica mattina, mentre tornava a casa dopo una serata passata con le amiche in un locale della zona, è stato fermato dalle forze dell’ordine. “Sono sollevata nel sapere che è in carcere perché nessun’altra deve subire l’atrocità che ho vissuto: un’ora al buio, nell’inferno del mio aguzzino”, ha dichiarato oggi sulle pagine del Messaggero.
L’uomo fermato dalle forze dell’ordine è un marocchino, senza fissa dimora. Secondo la ricostruzione, avrebbe seguito la donna, che stava provando a raggiungere la fermata dell’autobus, l’avrebbe trascinata nel sottopasso, dove avrebbe abusato di lei. “Era tutto buio. Ero a terra e sentivo che sotto di me c’erano alcune coperte e dei piumini. Era tutto nero. È stato tutto così traumatico che non so dire nemmeno quanto tempo abbia trascorso in quel posto terribile. Circa un’ora credo, che però è sembrata un’eternità. Ho avuto paura di morire”.