Un grande cambiamento riguarderà i pensionati e, in particolare, l’importo dell’assegno per coloro che vivono più a lungo.
Lo studio dell’INPS sulle pensioni ha mostrato alcuni punti particolari che tengono conto di età, vita dei lavoratori ma anche luogo di lavoro e che punterebbe, successivamente, ad essere la base per un ricalcolo dell’assegno soprattutto per coloro che vivono di più. L’analisi, volendo fare una sintesi di tutto il concetto che viene espresso nelle pagine di studio sottoposte dall’ente, prevede assegni più bassi per coloro che hanno una vita più lunga quindi per quei lavoratori che hanno un’aspettativa di vita più alta.
Questo vuol dire che possono vivere più a lungo o che, quantomeno, questa è la previsione. Ciò viene dato da una serie di fattori come regione di residenza, tipo di impiego svolto, ed altri dettagli direttamente connessi. In questo modo si andrebbero a pagare pensioni differenziate, non solo sulla base dei contributi versati. Questo studio è stato posto come base per un’eventuale ricalcolo in futuro che potrebbe portare una compensazione differente e anche una base per andare a formulare nuovamente il sistema.
Pensioni: arriva un nuovo coefficiente che cambia tutto
La questione delle pensioni è sempre aperta, quindi si cercano strade alternative per trovare una soluzione sul lungo termine, non solo a breve termine finanziando con contributi extra le casse. Si otterrebbe dunque un coefficiente non uguale per tutti, dato da alcuni valori ovvero: speranza di vita suddivisa per regioni, categorie professionali, lavoro. La professione svolta sembra fare la differenza, ovviamente ci sono lavori molto più usuranti di altri, come anche il luogo in cui si vive, non verrebbe considerato il fattore genetico perché questo non si può calcolare.
La speranza di vita tradizionalmente si allunga ma durante il Covid e la pandemia ma anche dopo questo valore è diminuito, quindi i criteri che sono realizzati con una cadenza biennale, riscritti. Questi dati però potrebbero subire ulteriori variazioni nel tempo, non sono per sempre. A 67 anni il coefficiente per il 2023/2024 è di 5.723 mentre per il biennio precedente era 5.575 e nel 2016/2018 era 2.700 quindi variabile. Il calcolo potrebbe subire modifiche in particolare per un’età tra i 57 anni e i 71 anni. Un pensionato che è iscritto al fondo lavoratori dipendenti, ad esempio tra operai e impiegati, ha un’aspettativa media di pensionamento di circa 17.6 anni, mentre coloro che sono iscritti all’Inpdai hanno un valore medio di 19.7 anni.
Quindi c’è una diversa situazione e anche una possibilità di utilizzare i valori già noti e l’introduzione di un nuovo coefficiente per variare le condizioni economiche determinando per chi ha una prospettiva di vita più lunga un assegno più basso poiché l’INPS lo erogherà per un numero maggiore di anni.