Sui migranti, “in Europa sta avvenendo un ribilanciamento delle dinamiche politiche che rispondono a necessità di stampo elettorale”.
È il pensiero di Giuseppe Dentice, responsabile del Desk Medio Oriente e Nord Africa del Centro Studi Internazionali (Ce.SI), dopo che Germania e Francia hanno chiuso i confini. “Sta andando in scena una preparazione alle elezioni europee ma non solo: alcuni Paesi, tra cui la Germania, vanno incontro al voto regionale. La scelta di Berlino di chiudere le frontiere risponde a queste motivazioni. Pertanto non dobbiamo eccessivamente strumentalizzare certe questioni, ma nemmeno sottovalutare le scelte dei singoli Stati nazionali che portano avanti le proprie politiche in contrapposizione a quelle di altri”.
Secondo Dentice, in un’intervista a Notizie.com “a conti fatti l’Italia” è “isolata sul tema dell’immigrazione, per motivi di carattere politico e non solo”, ma anche Roma “porta avanti azioni da sola, come il memorandum con la Tunisia, che pur essendo stato salutato a livello europeo, alcune settimane fa abbiamo scoperto che questa iniziativa non è stata gradita da tutti, specie a Parigi e a Berlino, perché è stata vista come un’iniziativa singolare di Roma. Le ragioni di certe scelte rispondono anche a canali preferenziali degli Stati nazionali”.
Sulla decisione del presidente tunisino Saied di vietare l’ingresso alla delegazione della Commissione affari esteri del Parlamento europeo, l’esperto spiega: “La scelta della Tunisia risponde all’anima stessa del Paese. Già durante le trattative della missione di giugno-luglio, Saied ha sempre fatto presente di non voler diventare la nuova Turchia sul tema dei migranti. Il riferimento è chiaro: la Turchia era diventata un Paese di trattenimento di rifugiati e migranti siriani che passavano da lì per risalire alla rotta balcanica. La Tunisia non può permetterselo sia perché non ha la forza e le dimensioni della Turchia, sia perché in generale non vuole avere questo ruolo. Quindi il motivo della decisione di Saied è anche lanciare un messaggio all’Ue e inchiodarla alle sue responsabilità in sede internazionale per la questione migratoria”.