Jacopo Coghe, portavoce dell’Associazione Pro Vita e Famiglia: “Da Gualtieri neanche un messaggio. Se fossimo stati un’associazione LGBTQ+ oggi avrebbe portato una corona di alloro”
Per la seconda volta nel corso dell’ultimo mese, la sede romana dell’associazione Pro Vita e Famiglia di Viale Manzoni,è stata oggetto di atti vandalici. L’immagine dipinta pochi giorni fa sulle serrande all’ingresso e che raffigura un piccolo bimbo stilizzato nel grembo materno (che chiede soltanto di poter vivere), è stata imbrattata da slogan e scritte. “Non si tratta di un caso isolato: “Quest’anno è la terza volta, ma se consideriamo tutto ciò che è successo in passato, credo che saremo arrivati circa al settimo o ottavo episodio – dichiara in esclusiva a Roma.Cityrumors.it Jacopo Coghe, portavoce dell’associazione – di atti compiuti ai danni della nostra sede. E tutto nell’indifferenza generale”.
Nella porta d’ingresso della sede di Pro Vita e Famiglia, c’è l’immagine di un bambino attaccato al cordone ombelicale, accompagnata dalla scritta “Io scelgo la vita”.
“Non si tratta di un messaggio contro nessuno, o che vuole urtare la sensibilità di qualcuno. Si tratta di un disegno di un embrione, nel grembo materno con un messaggio positivo: un inno alla vita. Non era, come qualcuno ha fatto passare, un’immagine che voleva attaccare la comunità LGBTQ+: ripeto, era un inno, un messaggio positivo verso una vita che sta per nascere. Ma sembra che questo povero bambino nel grembo materno, per qualcuno non debba avere voce in capitolo. Non possa far sentire la sua voce”.
Negli ultimi anni avete subito numerosi attacchi. Qualcuno a livello istituzionale si è mai schierato dalla vostra parte, difendendovi?
“Mai. Anzi…una volta, c’è stato anche un politico che è venuto ad attaccare i suoi manifesti sulle nostre vetrine. Si trattava della presidente del Municipio Alfonsi, che con una decina di attivisti si presentò davanti alla nostra sede e ha attaccato i suoi cartelli, filmandosi”.
Davanti la vostra sede in Viale Manzoni ci sono delle telecamere attive?
“Si, e la cosa più assurda e che mi manda in tilt, è che tutto viene fatto nell’indifferenza più totale della gente. Chi ha imbrattato la nostra sede lo ha fatto alle undici e mezza di sera, non alle tre di notte. E si vede che i passanti guardano la scena, senza intervenire, senza provare a dire nulla. C’è un signore che passa con il cane, si ferma e non dice niente a chi imbratta la nostra sede”.
Il sindaco Gualtieri si è fatto mai sentire?
Avete intenzione di continuare a portare avanti la vostra battaglia culturale o questi eventi vi hanno scoraggiato?