Se il TFR non viene erogato dal datore di lavoro, entra in ballo il decreto ingiuntivo: il costo dipende da alcuni fattori, tra cui il reddito.
Il TFR, acronimo di Trattamento di Fine Rapporto, è un aspetto importante dei contratti di lavoro. Per legge, un dipendente matura una sorta di “tesoretto”, che viene messo da parte dal datore e concesso nel momento in cui il rapporto cessa. Sebbene sia cura del titolare fornire il TFR nel momento in cui il lavoratore si licenzi spontaneamente, va in pensionamento o viene licenziato, capita che questo non sia erogato. In tal caso la legge tutela il dipendente con il cosiddetto decreto ingiuntivo.
Ovviamente, come ogni procedimento, anche questo riserva dei costi e delle tempistiche che andremo ad analizzare, ma è l’unica procedura legale a sostegno del dipendente. In linea generale, Il decreto ingiuntivo è una decisione giudiziaria emessa da un tribunale che autorizza il creditore a ottenere il pagamento di una somma di denaro da parte del debitore.
Si tratta di una procedura che semplifica il recupero crediti, applicabile anche nel caso in cui il datore di lavoro non liquidi il TFR. Tale procedimento ha diverse fasi da seguire, ma garantisce il recupero della somma spettante.
In primo luogo, per usufruire del decreto ingiuntivo, (in questo caso per l’ottenimento del TFR spettante), il creditore (colui che richiede il denaro), deve presentare una richiesta al tribunale chiedendo di emettere un decreto ingiuntivo. In questa domanda, deve dimostrare che il debitore ha un obbligo di pagamento nei suoi confronti e che tale obbligo non è stato adempiuto. Verrà richiesta una documentazione come ricevute, contratto di lavoro, nonché documento che certifichi la cessazione del rapporto.
Una volta esposta la richiesta, sarà cura del tribunale esaminare ed, eventualmente, emettere il decreto ingiuntivo. In tal caso, non vi sarà la necessità di un’udienza poiché la documentazione fornisce elementi sufficienti. A questo punto, il decreto ingiuntivo verrà notificato al debitore, informandolo che deve pagare la somma specificata entro un determinato periodo di tempo. Dal canto suo, il creditore potrà opporsi, fornendo le sue motivazioni, nonché eventuali ricevute di pagamento.
Ovviamente, l’obiezione va esposta entro un certo periodo di tempo, altrimenti verrà accettata in automatico. Il decreto ingiuntivo prevede diverse misure per recuperare la somma dovuta, tra cui il pignoramento dei beni o eventuali conti corrente. Se non vi è alcuna opposizione da parte del creditore, una volta ottenuto il decreto ingiuntivo ha 60 giorni per notificare al debitore. D’altro canto, quest’ultimo ha 40 giorni di tempo dalla ricezione per presentare un’eventuale opposizione.
Se il debitore (in questo caso il datore di lavoro), non si opporrà al decreto ingiuntivo, vi sarà la richiesta di adempimento dell’obbligazione entro 15 giorni dalla ricezione dell’atto da parte del dipendente, pena il procedimento legale e procedura di ingiunzione. Se questo non accade, il creditore avrà 40 giorni a disposizione per saldare il debito dopo aver ottenuto il decreto ingiuntivo. Il procedimento sarà valido per 10 anni dalla data dell’emanazione.
Il procedimento ingiuntivo può essere esente dal pagamento certificando di avere un reddito inferiore ai 34.500 euro. Altrimenti, può avere un costo che varia dai 21,50 euro per una somma da riscuotere fino a 1.100 euro; 49 euro fino a 5.200 euro e 118,50 euro per un credito oltre 5.200 euro, ma non superiore ai 26.000 euro. Per cifre oltre ai 520.000 euro, il costo del decreto ingiuntivo può arrivare a 843 euro.