Il portavoce del principale sindacato di Polizia, ai nostri microfoni: “Se i cittadini arrivano a commettere quello che hanno fatto, è perchè non si sentono sicuri”
Il tentativo di scippo ai danni di una donna anziana, poi l’aggressione allo scippatore. I video della violenza accaduta al Quarticciolo, hanno fatto il giro del web e scatenato i commenti. Molti hanno attaccato il branco che ha pestato Arshdeep Singh, un cittadino indiano che poco prima aveva tentato di scippare una signora anziana di 90 anni trascinandola a terra. Alcuni hanno invece preso le difese di chi è intervenuto ad aiutare l’anziana. “Sbaglia chi si fa giustizia da sè? Si, perché spetta allo Stato. Ma lo Stato deve creare quell’equilibrio che oggi manca”, dichiara ai nostri microfoni Andrea Cecchini portavoce di Italia Celere, sindacato di Polizia.
Cecchini, cosa è accaduto a Roma?
“Abbiamo visto tutti quello che è successo nella capitale, nel quartiere Quarticciolo. Un uomo, un extracomunitario, è stato aggredito da numerose persone, dopo che si era reso protagonista di un reato grave: aver scippato una persona anziana. Perchè è grave? Perchè l’aggressore fa forza sulla sua forza fisica, contro la debolezza della persona che è andata a scippare: un’anziana, che ovviamente non si aspetta quello che sta per accadere perchè pensa di essere al sicuro. Dall’altra parte il branco che si fa forte del numero, per emergere sul cittadino che è solo e che viene malmenato”.
Qual’è la cosa che più vi ha colpito, come rappresentanti delle forze dell’ordine?
“Tra l’aggressore singoli e il gruppo di aggressori esiste una grande forbice, dove non esistono vinti e vincitori. All’interno di questa forbice dovrebbe esserci lo Stato che dovrebbe colmare la lacuna dell’insicurezza, con la Legge e la Giustizia. Ma se i cittadini arrivano a commettere quello che hanno fatto, è perchè non si sentono sicuri”.
Come forze di polizia potete fare qualcosa?
“Vi dico di più. In questa società dove tutti possono fare quello che vogliono, nella società del perbenismo, sapete cosa sarebbe accaduto se fosse intervenuto un agente? I due poliziotti, che avrebbero utilizzato la forza pubblica, che non vuol dire violenza, ma il mezzo per permettere il rispetto della legge, sarebbero stati visti in malo modo. Pensate se fossero intervenuti, magari mettendo le manette, sarebbero stati additati di violenza e abusi, magari dagli stessi personaggi che poi hanno usato violenza nei confronti del cittadino extracomunitario. Solo che loro, i poliziotti lo avrebbero fatto per fare rispettare la legge, gli altri per farsi giustizia da soli”.
Lo Stato latita?
“Dove sta il giusto e dove sta lo sbagliato? Il giusto è che i poliziotti devono intervenire per il loro lavoro, anche se spesso non sono nelle condizioni di poterlo fare. Lo sbagliato sta nel fatto che qualcuno pensa di avere sempre ragione, dall’alto del finto perbenismo. E questo non è possibile. E qui deve intervenire lo Stato portando equilibrio dove vi sia squilibrio, è evidente ormai la difficoltà di una società che si regge su perbenismo e relativismo assoluto. Intanto nel carcere di Bari, tre agenti della Polizia Penitenziaria sono stati malmenati da 2 detenuti. Risultato: i 3 agenti finiscono malconci in ospedale e i 2 detenuti finiscono nella sezione con gli altri che li osannano e li esaltano per aver ferito i poliziotti. Ma a che punto siamo arrivati? Più di 100 poliziotti feriti nelle carceri italiane dai detenuti da inizio anno, una situazione inaccettabile”