Da quando è cominciato il monitoraggio il primo agosto, si è registrato un continuo aumento dei prezzi dei carburanti.
Secondo una stima di Assoutenti, in questo periodo di partenze e ritorni, tra accise e Iva lo Stato incasserebbe circa 2,27 miliardi di euro. Per questa ragione l’associazione chiede al governo un intervento immediato sul taglio delle accise e al suo fianco ci sono i sindacati.
I dubbi nascono innanzitutto sul risultato che ha avuto l’obbligo per i gestori delle pompe di benzina di esporre i prezzi medi. “Il cartello dei prezzi medi, imposto ai distributori dal Governo, nulla ha potuto, né ha mai avuto alcuna possibilità di farlo, contro gli aumenti dei prezzi dovuti ai valori in ascesa dei mercati internazionali dei prodotti. Al contrario si può cominciare ad intravedere il concretizzarsi di quel pericolo di cui l’Antitrust aveva a più riprese informato il Governo: l’esposizione dei prezzi medi non è solo inutile, ma rischia di essere controproducente”. Così, in una nota, il sindacato Fegica, che porta avanti la tesi dell’Antitrust, secondo cui il provvedimento non incentiverebbe il libero mercato.
Secondo Fegica c’è bisogno “di interventi seri sia in prospettiva, con una riforma strutturale del settore, sia nell’immediato. I prezzi dei carburanti sono ormai al medesimo livello di quando il Governo Draghi decise di tagliare le accise. Lo stesso attuale Governo ha inserito una clausola “taglia accise” collegata però ad un livello di prezzo troppo alta per essere funzionale nelle presenti condizioni di emergenza”.
Il sindacato chiede al governo di intervenire tagliando le accise: “È arrivato il momento che il Governo abbandoni slogan e giustificazioni poco credibili e prenda seriamente in esame l’ipotesi di mettere le mani sulla tassazione dei carburanti, fosse pure temporaneamente. Contrariamente, assuma la piena responsabilità delle sue decisioni senza provare a scaricare nuovamente la colpa su altri e le spieghi ai cittadini/automobilisti”.
Il sindacato Angac-Confsal, attraverso la voce del vicepresidente Franco Cerasoli, in un’intervista a Notizie.com dichiara: “Dal primo agosto i prezzi dei carburanti sono aumentati pazzescamente. Ma il problema non è il gestore. Al contrario, noi abbiamo interesse che il prezzo sia basso. Percepiamo 3 centesimi lordi al litro. Le faccio un esempio pratico: se la benzina costa 2 euro, il mio cliente medio che si rifornisce di 10 euro al giorno, avrà 5 litri di carburante. Il mio incasso è di 1,50 euro lordi. Diversamente, se il prezzo scende a 1 euro, venderò 10 litri e incasserò 3 euro lordi. Quindi mi chiedo: sono i gestori i colpevoli del caro-benzina? A noi conviene venderne di più, invece che alzare i prezzi abbassando l’erogato”.
Cerasoli annuncia che dopo le vacanze ci saranno una serie di ricorsi all’obbligo di esporre il cartello dei prezzi medi: “Il ministro Urso e i suoi consiglieri si sono fatti abbindolare dalle compagnie petrolifere, credendo erroneamente che questo cartello sarebbe stata la panacea di tutti i mali. Quando termineranno le vacanze cominceranno una serie di ricorsi. Questo provvedimento non ha apportato nessuna modifica positiva al prezzo del carburante. Al contrario è aumentato giorno per giorno”.
Il vicepresidente di Angac è d’accordo con gli altri sindacati e associazioni sulla necessità di tagliare le accise: “Il 70% del prezzo del carburante va alle accise e alle compagnie petrolifere. Perché quindi, non tagliano le accise? Perché quello che arriva dalle tasse sui carburanti è uno degli incassi maggiori per lo Stato. Basti pensare che l’anno scorso sono stati venduti circa 40 miliardi di litri. Quest’anno c’è stata una diminuzione delle vendite dovuta a una serie di fattori”.
Secondo Cerasoli, il taglio delle accise gioverebbe anche allo Stato: “Se le imposte diminuiscono, aumenta l’erogato. Tagliando le accise, lo Stato continuerebbe ad incassarle e noi gestori venderemmo più litri di carburante. Ma questo governo ha dei cattivi consiglieri e non ha idea di cosa fare per affrontare la situazione”.
Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso in una nota fa sapere che il prezzo dei carburanti non è fuori controllo: “Il prezzo industriale della benzina depurato dalle accise è inferiore rispetto ad altri Paesi europei come Francia, Spagna e Germania”. È “falso quanto affermano alcuni esponenti politici che il prezzo di benzina e gasolio sia fuori controllo, anzi, è vero il contrario: l’Italia ha fatto meglio di altri Paesi europei”