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Cambiano i requisiti per andare in pensione: ci vogliono 25 anni di contributi

La pensione di vecchiaia si raggiunge a 67 anni di età e con 20 anni di contributi. Alcuni lavoratori però dovranno presto accumularne 25.

I contributi sono l’elemento chiave del sistema previdenziale italiano. Per accedere a uno scivolo pensionistico, infatti, occorre necessariamente soddisfare un requisito contributivo, mentre quello anagrafico in alcuni casi non è presente (come la pensione per i precoci o la pensione anticipata ordinaria).

Serviranno 25 anni di contributi per il pensionamento – Roma.Cityrumors.it

In alcuni casi servono tanti anni di contribuzione per lasciare il mondo del lavoro. Quota 103, ad esempio, richiede 41 anni di contributi più il compimento dei 62 anni. Per Opzione Donna ne servono 35 e per l’APE Sociale 30 o 36 in base alla categoria di appartenenza. A contare il minimo numero di contributi – 20 anni – sono la pensione di vecchiaia e la pensione contributiva (64 anni di età è l’altro requisito principale).

C’è una proposta, però, che parla di cinque anni di contribuzione in più per i lavoratori. Cinque anni di contributi in più per il pensionamento significa tardare l’uscita dal mondo le lavoro per tantissimi italiani. Una notizia che ovviamente non piace e che ha fatto scalpore, ma chi sono gli interessati?

La proposta del CNEL: pensionamento al raggiungimento dei 25 anni di contributi

Il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro ha avanzato la proposta di pensionamento per i lavoratori di età compresa tra 64 e 72 anni con pensione di vecchiaia maturata al raggiungimento dei 25 anni di contributi. Una riforma che secondo CNEL ha l’obiettivo di aumentare la flessibilità in uscita di alcune categorie di lavoratori post Quota 103, Opzione Donna e APE Sociale (misure in scadenza al 31 dicembre 2024).

La novità sulla pensione di vecchiaia stravolge i piani – Roma.Cityrumors.it

Si è tornati a parlare, dunque, della tanto attesa Riforma delle Pensioni. Il Governo ha molto su cui lavorare e tutte le decisioni da prendere in merito saranno sicuramente condizionate dalle risorse a disposizione. Alcune parti della maggioranza propongono Quota 41 per tutti, ma i costi sarebbero troppo onerosi a meno che sia ammesso unicamente il sistema di calcolo contributivo (e anche in questo modo la spesa resterebbe ingente).

La riforma proposta da CNEL toccherebbe anche il metodo di calcolo dell’assegno, nello specifico i coefficienti di trasformazione. A oggi raccolgono 15 età diverse di pensionamento. Il CNEL suggerisce di ridurre a 9 età per un range compreso tra 64 e 72 anni. In più, oltre ai 25 anni di contributi si aggiungerà un’altra condizione, ovvero un assegno pari almeno a 1,5 volte l’Assegno Sociale, quando ad oggi invece il limite è pari a 1.

Valentina Trogu

Giornalista pubblicista, Web content writer, scrittrice e mediatrice familiare. Laureata in sociologia-analisi delle politiche sociali. Mi occupo della stesura di articoli toccando varie tematiche tra cui economia, salute, tecnologia, attualità. In questo modo posso coltivare la mia passione per la scrittura e cercare di rendere fruibili le informazioni ad un maggior numero di persone.