Oggi, Il Sorpasso compie 61 anni e noi ricordiamo l’importanza di uno dei film più iconici di sempre, che sancì la leggenda di Vittorio Gassman.
Era il 5 dicembre del 1962, quando uno dei film più iconici della storia del cinema fece la comparsa nelle sale del nostro paese: Il Sorpasso. Il capolavoro diretto da Dino Risi, consacra definitivamente Vittorio Gassman nell’olimpo del cinema, grazie ad un interpretazione semplicemente iconica.
Nonostante il film sia uscito il 5 Dicembre, la vicenda di svolge a ferragosto e racconta della malinconica evoluzione di due parabole esistenziali tanto diverse, quanto inevitabilmente legate da un infausto destino.
Espressione più alta della fortunata corrente della commedia all’italiana, Il Sorpasso è in realtà una complessa commistione di generi, che parrebbe, come spesso accade nella commedia all’italiana, selezionare due personaggi tipici della società per descriverne i tratti principali, ma che, in realtà, diviene pian piano una precisa e raffinata indagine delle personalità dei due protagonisti. Perché si, ad accompagnare il mattatore del cinema italiano, c’è un altro protagonista, interpretato da Jean-Louis Trintignant. Bruno Cortona (Gassman) e Roberto (Trintignant), attraversano prima Roma, poi le campagne e infine i litorali laziali, in un affascinante percorso di confronto e scoperta della società del boom economico. Bruno Cortona, il personaggio interpretato da Vittorio Gassman, rappresenta in tutto e per tutto la furbizia e l’esuberanza di quel tipico italiano, in grado di sfruttare qualsiasi mezzo per ottenere il massimo dal minimo.
Una condotta di vita controversa, che si scontra inevitabilmente con quella del personaggio di Roberto, interpretato da Jean-Louis Trintignant, prelevato di forza dalla propria abitazione da un vitale e ingombrante Gassman, intento a recuperare un ferragosto scemato a causa di un ritardo ad un appuntamento con degli amici. Il viaggio senza fine che scaturisce dalla ricerca di un ferragosto indimenticabile, sfocia nella scoperta di se stessi attraverso lo sguardo dell’altro. E’ così che le due bolle esistenziali descritte all’inizio del film, deflagrano rumorosamente l’una sull’altra. Un film insospettabilmente intimo, che riesce con inaspettata grazia a far convivere l’efficace e archetipica rappresentazione dell’Italia del boom economico, con l’approfondimento esistenziale di due uomini diversi in tutto, fatalmente legati dalla tormentata ricerca del senso della vita: “A Robbè… ma che te frega delle tristezze. Sai qual’è l’età più bella? E’ quella che uno c’ha, giorno per giorno, fino a quando schiatta, si capisce…”, “Sai Bruno, mi sono accorto che è quasi più facile diventare amici di un estraneo, rispetto a una persona che conosci da tanto tempo”.