Sono 17 le gravidanze inventate dalla donna, tra i 12 aborti naturali e i 5 piccoli venuti al mondo ma mai esistiti. Questi i numeri confermati dopo la conclusione delle indagini.
Nessuna pancia che mostrasse lo stato interessato, nessuna dolce attesa, ma solo documenti falsi a testimonianza delle sue gravidanze. Tutto ciò per poter incassare gli assegni di maternità ed evitare di andare a lavoro per 20 anni di fila, appropriandosi illecitamente di più di 100 mila euro pagati dall’Inps.
Oggi si scopre che la 50enne romana avrebbe architettato il bluff con l’appoggio del compagno. Anche lui indagato per truffa e falso, finito sotto la lente d’ingrandimento dei carabinieri tutela del lavoro e dal pm Carlo Villani. Gli inquirenti stanno ancora indagando per capire se la coppia fosse stata aiutata da personale interno dell’Asl, dell’Inps e dell’ospedale Umberto primo, ritenendo improbabile una riuscita del piano senza complici.
Gli investigatori hanno scoperto che la 50enne aveva rubato un blocco di certificati dalla sua ginecologa e con tale documentazione medica la donna compilava le carte da portare all’Asl e al datore di lavoro.
Spesso fingeva di avere il pancione inserendo un cuscino sotto i vestiti per simulare le gravidanze, che ovviamente risultavano tutte a rischio di aborto.
I carabinieri, con le macchine fotografiche, hanno potuto verificare l’inesistenza del pancione della donna. Con una serie di foto hanno immortalato una perfetta silhouette che contrastava con l’ipotetico e inusuale nono mese di gravidanza di una 50enne.
All’Umberto I invece, sono stati ritrovati i certificati di nascita dei suoi tre figli avuti negli anni 90, gli unici ad essere reali, portando a 20 il numero delle gravidanze sostenute di cui 17 completamente inventate.