Crescono a vista d’occhio le problematiche intorno al progetto Stadio della Roma, che parrebbe non rispettare l’ambiente della zona prescelta
L’utopia di uno Stadio di proprietà della Roma, dopo una serie di segnali positivi che hanno rincuorato i sostenitori capitolini, potrebbe rapidamente tornare soltanto un sogno, a causa di alcune gravi complicazioni.
In particolare, parrebbe che si stia infittendo la questione ambientale, che potrebbe davvero precludere alla società giallorossa di concludere il progetto dell’impianto a Pietralata.
Il quadrante prescelto per la costruzione dello Stadio della Roma a Pietralata, sarebbe al centro di una serie di polemiche, che vedono come protagonisti gli ambientalisti del comitato “si parco, no stadio”. Difatti, secondo gli attivisti, il terreno su cui si dovrebbe sviluppare l’imponente impianto sportivo, prima della divulgazione del progetto Stadio, sarebbe stato relegato alla realizzazione di un parco, utile a compensare l’alta velocità. Un area verde di 14 ettari, che a causa dello stadio, non potrebbe ospitare i tremila alberi promessi in precedenza. In pratica, secondo il dossier redatto dal comitato di attivisti, il precedente progetto, sarebbe stato rimpiazzato con un nuovo, compatibile con la presenza dello stadio, ma non altrettanto conveniente dal punto di vista squisitamente ambientale.
Nella pratica, secondo le previsioni degli attivisti coinvolti, il piano dei Friedkin andrebbe banalmente a ridurre e sconvolgere l’equilibrio del verde presente attualmente nella zona. Il tutto, sarebbe stato dimostrato all’interno di un rapporto dettagliato della questione, che, però, non proverrebbe direttamente dall’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), ma sarebbe una disamina scaturita dai dati forniti dallo stesso Istituto. In ogni caso, dalle rivelazioni effettuati, pare che i famosi tremila alberi promessi, non avrebbero neanche lo spazio necessario per essere piantati nel punto indicato nel progetto Friedkin. Ora, non ci resta che attendere un eventuale rapporto dell’Ispra, che ci possa chiarire le idee e, in caso, confermare le perplessità sollevate dagli attivisti. Ciò che rimane certo e incontestabile, è la mole sostanzialmente indefinita di magagne che una città come Roma riserva a degli imprenditori privati. Un tema che, recentemente, l’ex sindaco Marino aveva sollevato, proprio in relazione al progetto naufragato dello Stadio giallorosso, ai tempi di James Pallotta.