Sentenza storica della prima sezione civile che rigetta il ricorso della Procura di Roma sull’atto firmato dal sindaco Gualteri alla nascita della bambina
Una sentenza che consente un passo avanti fondamentale nei diritti delle coppie LGBT+ quella emessa ieri dal Tribunale civile di Roma che riconosce come legittimo l’atto formale stilato al momento della nascita dal Comune di Roma, che riconosce come cittadina romana una bambina con due genitori dello stesso sesso. La mamma biologica che aveva dato alla luce la piccola e la compagna della stessa.
Una vicenda che risale al giugno scorso, quando proprio alla vigilia della manifestazione del Roma Pride 2023, il sindaco Gualtieri aveva firmato la trascrizione di due atti di nascita esteri di figli di due mamme. Si tratta di una bambina nata in Francia con due mamme, una italiana e una francese, che diventa così, a tutti gli effetti, cittadina romana. “Con questo atto si garantisce ai minori il riconoscimento della cittadinanza italiana con i relativi diritti e alle madri pieni doveri nei loro confronti” si leggeva nella nota diffusa all’epoca dal Campidoglio.
Il Tribunale di Roma ha chiuso definitivamente una vicenda particolare dando ragione al sindaco Roberto Gualtieri che nell’atto ufficiale, firmato molti mesi fa come primo cittadino romano, riconosceva di fatto la cittadinanza romana e italiana a una bimba con due genitori dello stesso sesso, di cui una non italiana. Perchè le due mamme, sia quella biologica sia quella non biologica, sono entrambe genitori e hanno gli stessi diritti e doveri nei confronti della loro figlia. Una sentenza per certi versi storica che chiude una vicenda nata nel giugno scorso e restituisce legittimità, e soprattutto serenità, a una bambina e a una famiglia. “È una sentenza che, oltre a confermare che la strada che abbiamo intrapreso è quella giusta, restituisce soprattutto serenità a una bambina e alle sue due mamme. Il lavoro che quotidianamente portiamo avanti, come Ufficio Diritti LGBT+, ha come obiettivo il benessere della comunità lgbtqia+ che si misura anche nel rendere Roma una città sempre più accogliente e giusta”, ha dichiarato Marilena Grassadonia coordinatrice Ufficio Diritti LGBT+ di Roma Capitale.
Gualtieri, anche prima di diventare il primo cittadino di Roma, ha sempre preso una posizione netta in favore delle famiglie omogenitoriali, cercando di garantire loro gli stessi diritti, come avviene in ogni altro paese d’Europa. “Siamo consapevoli che questa casistica non risponda a tutte le situazioni in cui si trovano le famiglie omogenitoriali,” ha scritto in una nota il sindaco dopo la sentenza del tribunale, “e soprattutto i/le minori che necessitano di tutela. Ed è per questo che continueremo a lavorare affinché il Parlamento possa al più presto legiferare per garantire il riconoscimento anagrafico dei figli e delle figlie delle coppie omogenitoriali, il matrimonio egualitario e l’accesso alle adozioni così come previsto per le coppie eterosessuali”, conclude Gualtieri. Nel corso del procedimento anche Roma Capitale è intervenuta per sostenere le ragioni delle parti resistenti e la correttezza dell’operato del Sindaco quale Ufficiale di Stato Civile.