La vicenda ha inizio con il figlio dell’uomo che si reca sotto casa per acquistare della droga dai pusher di zona. Una vicina assistendo alla scena dal balcone di casa, decide di chiamare le forze dell’ordine.
Il ragazzo 13enne, spaventato dalla situazione, ha chiamato immediatamente il padre, che sceso in strada ha cacciato gli spacciatori.
All’arrivo delle volanti, i pusher si sono dati alla fuga; di dieci presenti in zona, sono stati fermati in due dagli agenti di polizia.
Durante il successivo processo per direttissima, però, il giudice ha rilasciato i malviventi perchè il fatto non sussiste.
Poco dopo il papà, un autotrasportatore di 44 anni, si è ritrovato in strada uno dei pusher che erano scappati qualche ora prima che lo ha spintonato, aggredito e minacciato di morte.
“Mi ha detto: sappiamo chi sei, io ti conosco e, quindi, mi ha fatto il segno del ti taglio la gola”, denuncia l’uomo che da tempo, insieme con gli altri residenti del quartiere, sta portando avanti una battaglia per liberare la zona dall’assedio degli spacciatori.
“Avrò fatto decine di chiamate al 112, così altri vicini. Le forze dell’ordine intervengono, i pusher scompaiono per alcune ore o per una giornata, ma poi ritornano puntuali. A loro il lockdown non li scalfisce”.
“Attaccano il turno dalle 11 del mattino – racconta il 46enne – ma già dalle 9 si aggirano nei dintorni, fino alle 17,30 è uno smercio continuo. Si appoggiano a un mini-market di quelli aperti h24 e che vendono anche alcolici. Le mascherine? Le distanze minime? Se glielo fai notare ti rispondono impunemente che per loro non vale.
Mercoledì era quasi l’ora di pranzo, ho lasciato uscire mio figlio per andare a prendere il pane davanti casa. Era guardato a vista dalla finestra ed erano due mesi che non metteva piede fuori di casa, era stato bravo perché è un ragazzino vivace e sportivo, ma si è sacrificato volentieri. Invece, ecco, si vede che in questi giorni gli spacciatori hanno meno clienti e allora si avvicinano per offrire la roba. Eppure per il giudice non è stato spaccio, perché mi figlio l’erba non l’ha voluta”.