La piccola Lavinia Montebove è stata investita all’asilo quando aveva 16 mesi e da allora è in stato vegetativo.
La piccola fu investita nel parcheggio della scuola che frequentava a Velletri nel 2018. Questa mattina, in occasione dell’ultima udienza e a istruttoria avanzata, il padre Massimo Montebove ha indossato una t-shirt che ritrae la piccola all’epoca dell’incidente e dopo, in rianimazione, senza capelli e attaccata ai tubi. Una foto forte, mentre si entra nelle fasi finali del procedimento.
La giudice Eleonora Panzironi ha respinto la richiesta di messa alla prova di Francesca Rocca, la maestra imputata e anche quella di dividere in due il processo, uno per l’insegnante e uno per l’investitrice Chiara Colonnelli. Resta quindi un unico procedimento.
Rocca è accusata di lesioni personali colpose, mentre Colonnelli, la mamma che effettuò la manovra, risponde di lesioni colpose. La sentenza potrebbe arrivare a breve. Il 20 novembre infatti, si tornerà in Aula per le discussioni finali del pubblico ministero e delle parti civili.
“È stata vinta la battaglia, ma non la guerra. C’è una ricusazione che pende sulla testa della giudice (anche se la Corte d’Appello potrebbe esprimersi prima della prossima udienza. Maestra e investitrice non hanno mai alzato lo sguardo verso di me”. Così, Massimo Montebove, padre di Lavinia, all’agenzia Dire. “Oggi dunque, sono state smontate sia la messa alla prova (che avrebbe estinto il reato) sia la divisione dei due processi che era stata chiesta dalla difesa. Si va avanti”.
“Oggi ero in aula con questa maglietta “choc” per ricordare a tutti che esiste una sola vittima in questo processo e si chiama Lavinia Montebove. Tutto il resto è miseria umana. La strada è ancora lunga, non mancheranno altri colpi bassi e la prescrizione è dietro l’angolo. Ma non si molla! #Giustiziaperlavinia“, scrive il padre di Lavinia su Facebook dopo l’udienza.