Un uomo è stato arrestato con l’accusa di possesso di immagini pedopornografiche, la quantità ha impressionato gli agenti
Un usciere della Sovrintendenza capitolina è finito in carcere per il possesso di seimila foto pedopornografiche. Alcune di queste ritraevano dei bambini neonati, mentre erano oggetti di attenzioni sessuali da parte di persone adulte. Del materiale che veniva conservato in dispositivi come pen drive e un iPhone nascosto all’interno del proprio armadietto. L’arresto è arrivato con l’accusa di possesso di materiale pedopornografico, con l’aggravante dall’enorme numero di foto e dal tipo di materiale che queste ritraevano. L’uomo, di 57 anni, è stato già interrogato dopo la cattura. Nel corso del dialogo con le forze dell’ordine ha provato a giustificarsi sottolineando la complessità della sua relazione:
“Ho una relazione che sta attraversando una fase difficile da molto tempo”. Parole che in realtà hanno ulteriormente complicato la sua posizione. Gli inquirenti, infatti, gli hanno mostrato alcuni scatti in suo possesso che ritraggono due uomini adulti con un bambino di solo due mesi. La difesa del cinquantasettenne, coadiuvato dall’avvocato Claudia Ceteroni, è arrivata con toni arroganti e fraintendibili: “E mica l’ho fotografato io il neonato!” dice, come riporta Il Corriere della Sera. Un atteggiamento che lascia dubbi sulla consapevolezza dell’indagato di quanto ha commesso e di quanto aveva nel proprio archivio.
A portare al suo arresto è stata l’intensa attività online che lo ha visto protagonista su alcuni siti che erano finiti sotto l’attenzione della polizia postale. La sua attività, però, è passata in sordina per anni. L’usciere, infatti, evitava di collegarsi ai siti da cui scaricava il materiale pedopornografico durante l’orario lavorativo, ma solo in alcune fasce orario più sicure. Quando però la sua continua frequentazione di alcuni siti si è fatta importante, è scatta in automatico la perquisizione che ha quindi portato al ritrovamento della pen drive e dell’iPhone dov’erano conservati i materiali multimediali. I controlli sono quindi passati poi alla casa dell’uomo.
Nella sua residenza sono stati trovati molti altri dispositivi, tanto che lo stesso quotidiano racconta di inquirenti sconcertati davanti a così tanto materiale. Tutti questi erano di sola sua disponibilità e mai appartenuti a terzi. La stessa persona che vive con lui era completamente all’oscuro di quello che stava facendo e della sua perversione. Allo stesso modo tutti coloro con i quali lavorava alla Sovrintendenza capitolina non erano a conoscenza di nulla. A questo ha contribuito il fatto che l’uomo di 57 anni non ha mai utilizzato il computer ‘di lavoro’ per scaricare questi file.