Una donna e suo marito sono stati denunciati per truffa dall’Istituto di previdenza sociale, per un colossale inganno nell’arco di 5 anni perpetrato dalla coppia
Probabilmente il campanello d’allarme è scattato soprattutto perchè viviamo in un periodo in cui non nascono più tanti figli, la crisi demografica in Italia si sta facendo sempre più sentire e, in una nazione che sta invecchiando anno dopo anno, un totale di 17 maternità nell’arco di un lustro sembravano veramente troppe, se non impossibili. Questo ha portato l’Inps a richiedere indietro tutti i soldi versati come indennità di maternità.
Il congedo di maternità è il periodo di interruzione dal lavoro che lo Stato riconosce a tutte le lavoratrici prima e dopo il parto. Tale periodo è obbligatorio e prevede anche una somma di denaro per consentire il regolare sostentamento anche mentre non si può lavorare. Si può prendere il congedo sia nel caso di un parto sia con affido o adozione di un bambino, in Italia e anche all’estero. Tutte le lavoratrici assicurate Inps possono usufruire della maternità (compreso le apprendiste) purché abbiano in corso un rapporto di lavoro alla data di inizio del congedo.
Benedetta, Angelica, Abramo, Letizia e Ismaele. Questi i nomi di cinque presunti bambini di cui una coppia aveva regolarmente denunciato la nascita con tanto di codice fiscale, ma che non sono mai esistiti e non si ha traccia del parto. Un figlio dietro l’altro, con tanto di nomi, documenti, timbri e firme dei medici, e quindi la possibilità per altre dodici presunte gravidanze a rischio di chiedere all’Inps, tramite il datore di lavoro della ditta in cui era impiegata, all’oscuro di tutto, fino a 111 mila euro per congedi di maternità, però mai esistiti. Grazie alla complicità del marito, la donna per cinque anni, dal 2014 al 2019, ha ingannato tutti, colleghi di lavoro compresi, ottenendo così tutti i benefici che la legge garantisce in caso di gravidanza. Un modus operandi che però, alla lunga, ha insospettito gli ispettori del lavoro.
Cinque figli mai nati e 12 altre gravidanze a rischio con esito purtroppo poco fortunato in 5 anni, secondo il racconto della donna. Numeri che hanno attirato l’attenzione e la denuncia dell’Istituto di Previdenza sociale, che ha messo in moto i carabinieri. Dall’indagine è risultato che era la stessa donna a falsificare i documenti, insieme al marito, ritenuto per questo suo complice dato che copiava la firma di una ginecologa. Falsificando il documento di nascita venivano richiesti anche i tesserini sanitari. La ASl così ratificava le maternità a rischio e l’Inps pagava i compensi dovuti dalla legge a una donna in gravidanza impossibilitata a recarsi sul posto di lavoro. Con questa tecnica la donna è riuscita in cinque anni a incassare dall’Inps ben 111mila euro per la sua prole immaginaria. La finta mamma è stata condannata così a un anno e otto mesi di prigione per truffa, con la complicità del marito, condannato, a sua volta, in primo grado a sette mesi.