Sedici anni senza Franco Sensi: “L’ultimo presidente romanista”

Il diciassette agosto del 2008 moriva Franco Sensi, il presidente del terzo scudetto della A.S. Roma. Il ricordo di tifosi e addetti ai lavori

“Il pensiero corre ai miei genitori e in particolare a mio padre Silvio. La vita è fatta di ricordi, per noi montanari il nostro passato è anche il nostro presente. (…) Papà fu tra i fondatori e oggi che è arrivato questo Scudetto voglio dedicarlo a lui. Lui era anche un buon giocatore di prima divisione. Anch’io ho giocato, ma avevo il problema dell’altezza e del piede non buonissimo. Ma la maglia era quella giallorossa”. Con queste parole, Franco Sensi commentò sulla rivista ufficiale del club giallorosso lo scudetto vinto nella stagione 2000-01.

Franco Sensi, il presidente del terzo scudetto giallorosso – Roma.cityrumors.it

A sedici anni dalla scomparsa del presidente in grado di legare il suo nome a quello del club giallorosso, i tifosi giallorossi e gli addetti ai lavori ricordano con affetto uno dei personaggi più iconici della storia del club. L’ultimo, vero proprietario – tifoso. Il presidente in grado di sfidare e battere i colossi del nord e di rispondere al titolo vinto dalla Lazio di Cragnotti (amico e rivale) nella stagione precedente.

Un legame con la Roma, quello di Franco Sensi, che nasce negli anni Cinquanta: “Ero vice presidente quando vincemmo la Coppa delle Fiere – ricordò – . Era importante la partecipazione della gente, il biglietto pagato era l’unica fonte di sostentamento. La gestione era un tutto senza ritorno, non c’erano le risorse di oggi. Uno stato di cose andato avanti fino agli anni Ottanta. Colgo l’occasione per ricordare Dino Viola, bravissimo in quelle condizioni a riuscire a gestire senza andare in perdita e a vincere uno Scudetto”, disse ai tifosi.

Sensi è stato il presidente che ha visto nascere e crescere Francesco Totti e Daniele De Rossi. Per i suoi pupilli ha fatto sforzi e sacrifici: si è sempre rifiutato di ascoltare le offerte (spesso ultramilionarie) che arrivavano dagli altri club. Il suo acquisto più azzeccato è dispendioso fu Gabriel Omar Batistuta, prelevato dalla Fiorentina e strappato alla concorrenza. Si innamorò di Zeman, affidò le chiavi della sua creatura a Capello e lanciò al grande calcio Luciano Spalletti. Ha resistito a momenti di difficoltà e a crisi societarie, e quando il diciassette agosto del 2008 morì, lasciò la sua creatura più amata alla figlia Rossella, che sfiorò almeno altre due volte lo scudetto, prima di accettare le offerte americane.

Franco Sensi, il ricordo dei tifosi della Roma

Cosa ha rappresentato Franco Sensi per i tifosi della Roma? “Uno degli ultimi presidenti che rappresentava al meglio la definizione di senso di appartenenza” dichiara in esclusiva ai nostri microfoni Augusto Ciardi, giornalista di Tele Radio Stereo e conduttore di 56 Roma. “Dopo la famiglia Sensi, la Roma si è affidata ai consorzi stranieri. Rappresenta quello che oggi diventa complicato spiegare ai ragazzi che hanno 25-30 anni. La parola che mi viene spontanea ad accostare è appartenenza”.

Totti e De Rossi due campioni lanciati da Franco Sensi in prima squadra (Ansafoto) – Romacityrumors.it

“Il padre è stato tra i soci fondatori della Roma, lui ha preso la Roma da Dino Viola. Franco Sensi ha rappresentato la Roma. Adesso viene gestita in modo manageriale. E’ stata una persona d’altri tempi, ha saputo tenere botta alle contestazioni ed è riuscito ad impegnare tante risorse economiche, ma soprattutto se stesso in termini di salute. Lui ha dato tutto, anche fisicamente per la Roma. Nel complesso ti ricordi le cose splendide e dimentichi anche momenti di tensione che hanno fatto parte del gioco. Lui da presidente per quasi 15 anni ha gestito la Roma. Il tifoso della Roma si sentiva rappresentato. Con Franco Sensi i tifosi della Roma hanno visto l’ultimo Scudetto”.

Infascelli: “Il presidente più romanista”

Sulla stessa linea, Roberto Infascelli, giornalista e conduttore di Teleradiostereo. “Banalmente per ricordare Franco Sensi basterebbe scrivere che è il presidente più vincente della storia della Roma dopo Dino Viola. Ma il Romanista (o il romanismo) non ha nulla di banale e quindi anche Franco è stato coerente nel rispecchiarsi in questo modo di vivere la squadra, l’amore per lei. E quindi Sensi è certamente Batistuta, ma è anche Bartelt. È sicuramente l’artefice del terzo scudetto giallorosso, un presidente amato che però qualche anno primo doveva essere “comprato” da Cragnotti, come recitava un noto striscione”.

Sensi ha rappresentato un’epoca: “Presidente di una volta, pronto a impegnare ogni fortuna personale per rendere grande la squadra che amava, in un cammino costellato di errori ma anche intuizioni geniali. Presidente di opposizione al governo calcistico, come ogni presidente della Roma dovrebbe essere. Perché il romanista deve essere contro a prescindere, contro il sistema, gli arbitri la lega calcio e se non ci riesce, contro sé stesso. Ma in fondo, come è giusto che sia, va ricordato il traguardo, la volata finale. E quindi è il presidente dello scudetto e della prima Champions League moderna, della notte del trofeo “città di Roma” e quindi di Francesco Totti”. Sensi è stato un innovatore, capace con le sue idee di portare la Roma nel futuro: “Il presidente dell’entrata in borsa e delle prime battaglie per i diritti calciatici. Innovativo, a lui si deve il canale tematico giallorosso Roma Channel, le formazioni annunciate da Carlo Zampa e l’approdo in giallorosso di tantissimi campioni ma anche antico se vogliamo, nei modi di fare, di vivere il rapporto con la stampa o di reagire alle avversità. Se Dino Viola ha creato per primo una grande Roma, è stata l’era di Franco prima e della figlia Rosella poi quella con più ricordi e record per tutti quelli nati dopo il 1950. È quindi facile ricordarlo in questo 17 agosto 2024 come uno di noi, come un grande romanista”.

Franco Sensi festeggia con Francesco Totti la vittoria della Supercoppa italiana nel 2001 – Roma.Cityrumors.it

Nardo: ” Sentimenti, nostalgia e amore per la Roma”

Alessio Nardo, giornalista e conduttore radiofonico, regala un’immagine romantica e allo stesso tempo poetica di Franco Sensi: “Sedici anni. Tanti, anche se sembrano passati in un batter d’occhio. Sedici, come lo storico numero di maglia di un ex centrocampista che rappresentava all’epoca sul campo ed incarna ancora oggi, in panchina, l’Associazione Sportiva Roma. Fu proprio lui, Daniele De Rossi, a segnare un gran gol a Milano contro l’Inter, in Supercoppa, pochi giorni dopo la scomparsa (17 agosto 2008) di Franco Sensi. Nella classica esultanza infuocata di DDR, l’auspicio di poter dedicare quel trofeo all’amato presidente appena deceduto. Non andò così, perché spesso in casa romanista i fatti reali non rispecchiano le speranze coltivate. La coppa finì all’Inter, ai rigori. Ulteriore dolore su una ferita fresca, apertissima”

“La morte di Sensi chiuse il cerchio. Pose fine ad un lungo cammino, iniziato da Viola alla fine degli anni 70, di gestione societaria ambiziosa e coraggiosa. Di testa alta e spalle larghe, di voglia di sfidare tutti ad occhi aperti. Senza paura. Ne ha commessi anche lui di errori, ci mancherebbe. Chi non ne commette? Ma ha saputo rappresentare, negli anni di platino del calcio italiano, il ruspante desiderio giallorosso di emergere. Di esser parte integrante di un grande spettacolo. Ce n’è voluto di tempo, ma lo scudetto stravinto nel 2001 resta il simbolo indelebile di un periodo indimenticabile. Se Viola è “cresciuto” con Bruno Conti (e viceversa), Sensi lo ha fatto con Francesco Totti. Storie, personaggi, icone. Romanismo puro, direbbe qualcuno. Nel 2011, tre anni dopo la morte del presidente, le stelle e le strisce inondarono la Capitale. E lì siamo rimasti, seppur con diverse facce alla guida. Modernità. Altri modi di concepire il calcio, la comunicazione, forse anche i sentimenti. Consentiteci, a volte, un po’ di nostalgia”

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