Il difensore biancoceleste a tutto tondo: tra il derby del 26 maggio e l’ultimo: “Su quel colpo di testa potevo fare meglio”. Poi su Sarri…
“Il 26 maggio è stata una gara particolare, perché comunque da professionista ero dispiaciuto per la sconfitta e penso sia anche giusto. Era un titolo, io ero tesserato della Roma ed era normale fossi dispiaciuto per la sconfitta. Ma allo stesso tempo l’ha vinto la mia squadra, normale fossi un po’ più sollevato. È stata una partita difficile”. Alessio Romagnoli torna sulla stracittadina più importante della storia della capitale. Lui, tifoso biancoceleste, quel derby l’ha vissuto con la maglia giallorossa. Era in panchina, al fianco di Andreazzoli, proprio mentre Senad Lulic mandò in estasi il popolo laziale.
A distanza di dieci anni, il centrale di Nettuno, è diventato il pilastro della difesa biancoceleste. E nell’ultimo derby, disputato domenica scorsa, ha sfiorato il gol con un colpo di testa nel primo tempo. “Quante volte l’ho rivisto? Eh parecchie. Perché potevo magari far meglio io, magari l’ho presa troppo bene. Si può sempre far meglio, questa è una cosa in cui credo fortemente. Ma spero che ci sarà tempo per vincere un derby con un mio gol”. Il difensore della Lazio ha scelto la maglia numero 13. “È il numero di Nesta, piace a ogni difensore italiano. Ma ho anche altri numeri a cui sono molto legato, che al Milan non potevo prendere. Uno era ritirato, il 6 di Baresi. E da lì il 13 è diventato il mio numero. L’ho preso su consiglio di Galliani, da lì diventò il mio numero. Ma non è un 13 solo milanista, è anche laziale perché era il 13 di Nesta”.
Romagnoli è arrivato nella capitale l’estate del 2021, dopo aver lasciato il Milan. “Per me indossare la maglia della Lazio significa coronare il sogno che avevo da bambino, è un orgoglio e un’emozione, qualcosa anche difficile da spiegare”, ha dichiarato a Cittaceleste, ricordando la trattativa che lo ha portato alla Lazio. “È una cosa durata diverso tempo. È sempre stato un mio pensiero e una mia volontà quella di venire qui. Con la mia situazione all’epoca, senza contratto, c’è stata questa opportunità e ho pensato fosse il momento giusto per venire qui. Un grazie devo dirlo sicuramente alla società, al presidente che ha fatto uno sforzo, ad Igli (Tare, ndr) che è stato fondamentale. Con lui ho parlato molto tempo di questa situazione, ma anche ai ragazzi, allo staff tecnico e al mister: hanno tutti fatto sì che potessi venire qui”.
Romagnoli è stato chiamato a sostituire Acerbi, ceduto all’Inter e a prendere per mano la difesa biancoceleste. con il tecnico Sarri si è subito creato un buon feeling. “Penso sia il migliore allenatore che ho avuto fino a oggi, ero curioso di vedere come lavorasse con la linea. Non dimentico gli altri allenatori che ho avuto: per me tutti sono ottimi mister. Ognuno ha le proprie caratteristiche, ma nel complesso per quello che piace a me Sarri lo metto come primo, perché cura in modo maniacale la linea difensiva, perché ha dei concetti con la palla che a me piacciono molto. È veramente un mister molto molto forte”. Nella Lazio, dopo l’infortunio di Casale, sta facendo coppia fissa con Patric: “L’ho sempre reputato un ottimo giocatore, ma secondo me il nostro modo di giocare ha risaltato ancor di più le sue caratteristiche: meglio per noi (ride, ndr). Io mi trovo bene con tutti, anche con Gila: è un ottimo ragazzo, è giovane ma anche se sta giocando poco ha ottime qualità. Ognuno di noi è diverso, Casale e Patric sono più esplosivi e di posizione”.
Nel futuro Romagnoli si aspetta una Lazio sempre più pronta a recitare un ruolo da protagonista. “Io spero che la Lazio continui a crescere anno dopo anno, diventando una realtà importante del calcio italiano e non solo. Credo che questa qua sia la prima cosa. Quando uno pensa alla Lazio deve pensare a una squadra di livello europeo, è la cosa primaria. E poi sicuramente vincere qualche titolo, perché è bello e sarai sempre ricordato come un vincente per quella maglia. Io ho vinto pochi titoli, al Milan abbiamo passato anni difficili, non eravamo una squadra pronta. Ma speriamo di mettere a paro adesso. L’augurio è di poter diventare grandi tra i grandi, di ritornare a esserlo come siamo lo stati tra fine anni ’90 e inizio 2000. Anche perché i nostri tifosi se lo meritano e per noi sono fondamentali. Lo dobbiamo a noi stessi, ma lo dobbiamo anche a loro”.