“Giocate. Giocate tutti insieme all’unisono, per la squadra, create spazi ed occupateli”. Se si potesse ancora ascoltare la voce di Hendrik Johannes Cruijff, sulla panchina di una delle sue squadre, probabilmente ci troveremmo di fronte a quella che è stata la più grande rivoluzione copernicana della storia del calcio del dopo guerra. Si perché Cruijff è un mix di visionarietà, tecnica ma, soprattutto, genio incontestabile.
Se vi capitasse di vedere una partita di calcio oggi, potete osservare due cose che vengono dal pensiero di Cruijff: il difensore centrale che partecipa all’azione offensiva e i terzini che si spingono fino in fondo al campo.
Il suo concetto di calcio era chiaro: la squadra doveva muoversi all’unisono, continui movimenti senza palla in modo da poter coprire tutti gli spazi possibili presenti sul campo, quindi duttilità tattica con giocatori capaci di saper fare tutto e muoversi in ogni parte del rettangolo di gioco. Non è uno schema predefinito, è una filosofia che ogni elemento doveva fissare bene nella mente, perché qualsiasi cosa tu possa fare mentre giochi dev’essere coordinata al millimetro con i tuoi compagni.
Il “calcio totale” di Cruijff, ovviamente, ha segnato un’epoca ben lontana dai giorni nostri, eppur tutt’oggi i maestri del calcio, vedi Pep Guardiola (che ha giocato per lui nel Barcellona di Romario, Stoičkov, Koeman e Laudrup), cercano di prendere spunto da quella che è stata la più rivoluzionaria teoria tattica di tutti i tempi. La creazione degli spazi è la condizione necessaria affinché questo stile di gioco possa fruttare al massimo, il tutto attraverso movimenti continui ed insistenti sovrapposizioni degli uomini senza palla pronti a pressare a tutto campo gli avversari, mantenendo la squadra molto alta e “corta”.
Questa capacità visionaria d’interpretare il gioco del calcio, Cruijff, la riprende sicuramente da tre allenatori del passato: Reynolds, Kovàcs e Michels, pionieri del calcio totale. Solo lui, però, riuscì a portarla all’eccesso e la rese una macchina “da guerra” per ogni squadra che ha allenato ed in cui ha giocato. Si perché, oltre ad essere un’eccellente allenatore, Johan Cruijff è stato sicuramente, e senza troppe obiezioni, il più grande calciatore europeo di tutti i tempi.
E’ stato uno dei primi calciatori-azienda, capace di strappare contratti milionari (ringraziamo suo suocero per questo) ed interpretando la teoria aziendale del calciatore che cura i propri interessi (e non le società). Sandro Ciotti lo ribattezzò “il profeta del gol”, e come invidiarlo.
Effettivamente Cruijff ha segnato un’epoca di svolta per il calcio mondiale. Riusciva a muoversi per tutto il campo, inventando giocate, goal improbabili (non ultimo quello contro l’Atletico Madrid in acrobazia lanciandosi praticamente in aria) ed assist ai suoi compagni, che non sempre lo amavano ma, d’altronde, come si fa ad odiarlo. Come si dice: buona fine, buon principio. Buon anno, nel segno di Johan Cruijff.
di Luigi Colucci