Mourinho svela i suoi segreti: “Comunicazione, esperienza e…”

Il tecnico giallorosso si mette a nudo e svela: “Nel calcio non conta la filosofia, ma vincere. Più sei preparato e meno possibilità hai di fallire”

Tre Premier League, due campionati portoghesi, due scudetti, un campionato spagnolo, due Champions League, due Europa League e una Conference, oltre ad una lunghissima serie di coppe nazionali, vinte tra Portogallo, Italia, Spagna e Inghilterra. Josè Mourinho è uno degli allenatori più vincenti della storia del calcio. Ovunque ha allenato è riuscito a lasciare il segno e a fare breccia nel cuore dei tifosi e degli addetti ai lavori, grazie al lavoro sul campo e a livello comunicativo. Mourinho è uno dei tecnici più conosciuti, amati ed apprezzati. Su di lui sono stati scritti libri e preparati dossier, cercando di svelare i suoi segreti.

Josè Mourinho svela i suoi segreti in una lunga intervista – Roma.Cityrumors.it

Con la Roma ha ottenuto due finali europee consecutive, trionfando in Conference League e perdendo la sfida contro il Siviglia in Europa League ai calci di rigore. Mourinho per i tifosi giallorossi rappresenta una sorta di totem, da sostenere e difendere nelle sue battaglie più rappresentative. In una  una lunga intervista al sito gameplan-a.com, ha raccontato la sua vita e svelato parte dei segreti che lo hanno portato al successo. Mourinho parte dalla sua vita scolastica. “Ero uno studente abbastanza bravo – racconta Mou nell’intervista – mi ero iscritto alla Facoltà di Economia ma dopo un paio di settimane ho deciso che non faceva per me. Prima di diventare un allenatore professionista ho imparato tante cose: ho avuto modo di insegnare ai bambini con la sindrome di Down, è stata un’esperienza incredibile che mi ha aperto un mondo”.

Mourinho e gli inizi di carriera

L’attuale tecnico giallorosso ha parlato dei suoi inizi di carriera. Della sua avventura come secondo allenatore (alle spalle di Bobby Robson e Van Gaal) e dell’esordio come primo allenatore in Portogallo, sulle panchine di Benfica e Uniao Leira. Esperienze che gli hanno permesso di diventare il tecnico del Porto. Il suo trampolino verso il successo: “Dopo aver lavorato con Sir Bobby Robson in Portogallo, sono andato con lui a Barcellona nel 1996, che per un ragazzo giovane come me è stata un’esperienza incredibile. Poi sono stato assistente di Van Gaal, che era diverso da Sir Bobby e questo mi ha fatto conoscere due filosofie diverse“.

Il tecnico della Roma Josè Mourinho, alla guida del club giallorosso dall’estate del 2021 – Roma.Cityrumors.it – Ansa foto

Mourinho, la comunicazione e la leadership

Se da un punto di vista tattico le sue metodologie hanno spesso diviso, anche i critici più spietati hanno sempre elogiato la sua capacità comunicativa. Mourinho è abilissimo nelle interviste e nelle dichiarazioni pre e post partita. La comunicazione ha sempre rappresentato per lui la base dei suoi successi. “Non è possibile essere un tecnico di alto livello senza conoscere le lingue. Il calcio è universale, all’interno di una squadra hai tanti ragazzi di nazionalità diverse, ed è necessario trovare empatia con tutti i tuoi giocatori. Quindi devi saper comunicare al meglio, devi conoscere diverse lingue per ottenere il meglio dal tuo gruppo”. Molti gli attribuiscono capacità da leader. Una caratteristica che ha sempre mantenuto, anche quando è stato chiamato a relazionarsi con spogliatoi pieni di campioni dalla grande personalità: “Per essere il leader di un gruppo devi avere una grande personalità, e prendere delle decisioni. E questo aspetto non è negoziabile. Se le sessioni di allenamento iniziano alle 10 del mattino, si inizia alle 10. non aspetto un solo minuto. Puoi anche essere Diego Maradona, io non aspetto: la squadra è la cosa più importante, anche se sei il miglior giocatore del mondo. Ognuno deve rispettare le regole e mostrare il rispetto per i colleghi. L’allenatore deve essere aperto perché lavora con un gruppo. Ma il gruppo ha bisogno di una sola voce per essere guidato. Un tecnico deve saper ascoltare il gruppo per farlo funzionare come una squadra. Ma il gruppo ha bisogno di una guida per funzionare”.

“Nel calcio conta vincere, non la filosofia”

Si arriva al momento clou dell’intervista: alla differenza sostanziale tra i tecnici che cercano il successo prima di ogni cosa e quelli amanti del bel gioco: gli adepti di una sorta di filosofia calcistica. “Nel nostro sport, che è il calcio, la cosa più importante è vincere, non vendere filosofia”, dice Mourinho, che prende ad esempio i tecnici che riescono ad ottenere i propri obiettivi. “Quando vedo i colleghi che combattono per non retrocedere e riescono a salvare la loro squadra, per me questo è vincere. Vincere non significa necessariamente essere un calciatore che alza la coppa. Vincere non significa solo portare a casa una medaglia o una coppa. La cosa più importante nel nostro sport è vincere, non vendere la filosofia. Non ci sono scuse, devi essere un vincente”.

Josè Mourinho ha vinto in portogallo, Inghilterra, Italia e Spagna – Roma.Cityrumors.it

Poi, il consiglio ai più giovani, a chi inizia questa avventura. “Se uno volesse seguire il successo gli direi, preparati al meglio che puoi; non affrettarti, troppo presto, perché è molto difficile. Quindi, quando prendi il tuo primo incarico da allenatore, devi essere pronto. Se non sei pronto per quel lavoro, lo perderai velocemente. Verrai esonerato. Il segreto del successo sta nella preparazione. Più sei preparato, meno possibilità hai di fallire. E’ molto importante mantenere l’equilibrio e questo è qualcosa che ho imparato molto con l’esperienza”.

Nel calcio di oggi si passa troppo velocemente dalle stelle alle stalle e diventa complicato riuscire a mantenere l’equilibrio. Secondo Mourinho un buon tecnico deve essere in grado di rimanere sempre concentrato e rappresentare per i suoi giocatori un punto di riferimento al quale aggrapparsi nei momenti di difficoltà. Una sorta di roccia capace di ispirare fiducia e sicurezza.  “Vinci tre partite di fila, ma non è il paradiso – conclude il tecnico giallorosso – perché prima o poi arriva una sconfitta. Perdi due, tre partite di fila; non è nemmeno un inferno, perché uscirai da questo momento buio e tornerai a vincere. Penso che più esperienza hai, più sei equilibrato. E i giocatori quando ti guardano vedono in te una roccia, vedono davanti a loro una persona della quale si possono fidare. Empatia significa andare tutti nella stessa direzione”.

Impostazioni privacy