Il tecnico giallorosso in una lunga intervista parla del rapporto con i Friedkin, con Pinto e del mercato giallorosso
Da giorni ha manifestato sui social il malcontento per un mercato che stenta a decollare. Prima la foto della granita alle more e il numero diciannove (chiaro riferimento a Morata), poi l’immagine in cui abbraccia un centravanti immaginario. Josè Mourinho aspetta rinforzi e chiede alla dirigenza giallorossa di accelerare le operazioni in entrata. In una lunga intervista rilasciata al Corriere dello Sport, parla delle difficoltà in vista dell’esordio in campionato e del rapporto con i dirigenti del club.
Mourinho aspetta un attaccante che possa sostituire l’infortunato Abraham e regalare certezze. Al momento, in vista dell’esordio in campionato con la Salernitana, Mourinho si ritrova solo con Belotti, Dybala e Solbakken. “Non va tutto bene, ma mi diverto anche nelle difficoltà ”, ha dichiarato Mourinho. “Mi arrabbio per un’ora e subito dopo torno positivo. Non mi deprimo, non minaccio, non dico che mi hanno promesso mari e monti e non vedo né i mari né i monti. Una cosa che non posso cambiare è la mia natura, non sono uno che racconta cazzate. Relativamente all’attaccante immaginario, posso dirti che anche se la settimana prossima arrivasse Mbappé sarebbe comunque in ritardo”.
Durante il ritiro e nelle prime amichevoli ha provato a ruotare gli attaccanti a disposizione. Ma già ieri, nell’amichevole contro il Tolosa, quando Dybala ha alzato bandiera bianca per precauzione, si è ritrovato in emergenza, spostando Pellegrini in attacco. “Dopo la partenza, tra virgolette, di Tammy, siamo in una situazione che nessun allenatore al mondo gradirebbe”, ha continuato Mourinho. “Mi riesce impossibile dire che sono contento. Però sostenere che sono in guerra aperta con la società , con Pinto, che non sono felice, è sbagliatissimo. Pinto sa che siamo in ritardo, anche la proprietà lo sa, alla fine quello che soffre veramente è chi lavora e chi contro la Salernitana dovrà entrare in campo con la miglior squadra possibile. Incazzato no, depresso no. Scherzo, come vuole il Papa, soprattutto nelle difficoltà , lui ripete che le difficoltà fanno parte della vita, senza le difficoltà è più difficile provare grandi gioie. Vent’anni fa avrei fatto casino, vent’anni fa sarei stato incazzato”.
Il tecnico non risparmia frecciatine agli altri allenatori, che hanno manifestato preoccupazioni, pur vivendo situazioni diverse. Il riferimento a Sarri (che ha alzato la voce per i mancati arrivi dopo la partenza di Milinkovic), sembra chiaro. “Nelle ultime settimane ho visto allenatori in fibrillazione, uno che minaccia di andar via perchĂ© non è contento del mercato, un altro che se ne va per la stessa ragione. Ce n’è un terzo che scherza con i tifosi e dice che non stiamo facendo mercato. Nessuna provocazione, non era quella l’intenzione”.Â
Nelle ultime settimane si è parlato di un rapporto non idilliaco con il connazionale Pinto, tirato in causa per il mercato. Mourinho fa riferimento al passato e al modo in cui si è sempre rapportato con i ds dei suoi club. “Non è una cosa nuova per me. Le persone possono avere una percezione diversa, ma io ho sempre avuto un eccellente rapporto con le società in cui ho lavorato. Me ne sono andato per mia decisione quando sentivo che era giunto il momento. Eccezion fatta per il Tottenham, esonerato due giorni prima di giocare una finale, una cosa pazzesca. Dal mio primo Chelsea – prosegue Mourinho – me ne andai perché ero realmente in guerra con un direttore sportivo. Non mi piaceva, non avevo rapporto, il mercato un disastro, era il 2008. Oggi siamo nel 2023 e sono un altro”.
A Roma ha creato un rapporto solidissimo con i tifosi, che sono tutti dalla sua parte. Mourinho si appresta ad iniziare la terza stagione nella capitale, dove ha raggiunto due finali internazionali. “Hanno capito quello che gli altri tifosi delle mie squadre avevano capito. Soltanto al Tottenham non ho provato le stesse sensazioni, non c’è stata empatia, ma era il periodo del covid, lo stadio era vuoto. Impossibile creare un rapporto. I tifosi della Roma hanno capito una cosa molto, molto semplice: quando arrivo in un posto, indosso quella maglia e non la tolgo più per tutto il giorno, mi manca giusto il pigiama, cerco di capire il pubblico, le sue idiosincrasie, le sue debolezze, la sua forza, quello che può piacergli, che è importante e divento uno di loro”.
Un tipo si rapporto che è stato in grado di instaurare praticamente ovunque. “Per strada l’interista mi saluta sempre con gioia, il madridista pure, in Algarve il nostro albergo era pieno di inglesi del Chelsea. Mi hanno rotto i coglioni (sorride, nda) tutti i giorni, legend, legend, legend, foto, autografi. Poi ho trovato un messicano tifoso del Real, stesso trattamento. A Roma entro nel terzo anno, non è una cosa che ho fatto spesso”.
Chiusura dedicata agli arbitri. Mourinho, nell’ultima stagione è stato al centro delle polemiche. In Italia e in Europa. “Se facciamo Uefa di qua e Italia di là , mi sento molto meglio quando parlo di Uefa e meno di Italia. In Italia mi sono sentito aggredito, hanno violato la mia libertà di uomo, la mia libertà di uomo di calcio, la mia libertà non di grande allenatore, perché in queste situazioni non ci sono grandi o piccoli allenatori, siamo tutti uomini. Qui non mi sento più a mio agio. Ho paura di ricevere altre squalifiche, ho paura di dover tornare a sentire tutto quello che ho ascoltato o letto in questi due anni. Se mi dici José, parliamo di Budapest, ci sto. Però se mi chiedi di parlare di Italia, di sconfitte politiche, di opinioni espresse dalla gente e anche di offese ricevute, la cosa mi disturba. Ho detto paura, forse paura è eccessivo, fastidio è meglio. Penso che, a livello istituzionale, avrebbero dovuto trattarmi diversamente, da uomo di grande esperienza internazionale, uno che ha allenato in Inghilterra, in Spagna”.