La stagione 2018/19 del campionato di Serie A segna un punto di svolta in quella che è la vendita dei diritti TV e la loro ripartizione tra i vari club che parteciperanno alla suddetta manifestazione sportiva. Difatti, il Ministro Lotti ha radicalmente cambiato quelle che sono le regole del gioco di una delle discussioni politico sportive più importanti degli ultimi anni che hanno visto principalmente due fazioni opposte, grandi e piccoli club, ostacolarsi per il raggiungimento della fetta più grande di un giro di affari da centinaia di milioni di euro ogni anno. Diritti Tv che oramai sono l’entrata bilancistica più importante nelle casse delle società, anche per via di processi burocratici terribilmente lunghi per la costruzione di stadi di proprietà dei club che allontanano inevitabilmente i capitali da questo tipo d’investimento, e che, quindi, rappresentano una sorta di salvavita per i numerosi costi che il calcio ci ha abituato.
La vera novità è rappresentata dalla ripartizione che vedrà un 50% diviso in egual misura tra tutti i club (non più il 40% come disciplinato dalla ormai datata legge Melandri) e il restante secondo criteri definiti dallo stesso decreto (a seconda del posizionamento in classifica dell’ultimo anno e degli ultimi 5 anni). Attraverso questa nuova suddivisione si è andato decisamente incontro alle notevoli difficoltà che medio-piccole squadre stavano avendo negli ultimi anni nel rimanere a galla con bilanci sempre più in rosso (a fronte di società ben governate ed amministrate con bilanci sempre in attivo e prestazioni sportive che non sfigurano), riducendo il gap con le società più blasonate passando da un rapporto 4:1 ad un 3:1. Questo sistema, che si avvicina notevolmente a quello adottato nei principali campionati esteri come la Premier League e la Bundes, potrà riservare anche un’altra novità, non tanto economica quanto sportiva, giacchè il diverso posizionamento dell’ultima stagione sportiva avrà un peso specifico importante nella ripartizione andando quindi ad aumentare il tasso di competitività delle ultime partite di campionato, che sonoramente sono abbastanza noiose giacché manca la verve agonistica che contraddistingue le squadre con obbiettivi ancora perseguibili.
Ben vengano riforme come queste, ben vengano soluzioni a problemi importanti, ricordando, oltretutto, che tante società (con tanti dipendenti al seguito) stanno vivendo momenti di crisi economico-finanziaria longevi e che, quindi, necessitano di cambiamenti affinché possano rimanere in piedi ed assicurare, oltre allo spettacolo, anche tanti posti di lavoro.
di Luigi Colucci