Le leggende del numero 7… to be continued.

Se c’è una cosa che i portoghesi sanno con estrema chiarezza è che la loro popolarità passa anche per i piedi di un giocatore. E sanno altrettanto bene i cittadini dell’Isola di Madeira che se non ci fosse lui sicuramente avrebbero fatto fatica a far conoscere la realtà di un’isola così piccola. Per “lui”, ovviamente, intendiamo Cristiano Ronaldo dos Santos Aveiro, meglio noto semplicemente come Cristiano Ronaldo.

Deve il suo nome principalmente a due fattori: il padre ammirava profondamente Ronald Reagan di cui prende il secondo nome, mentre la madre, che ha avuto diverse problematiche alla nascita del bambino, ha deciso di imporgli il nome Cristiano stante la sua importante fede cristiana.

Al di là del nome, Cristiano Ronaldo è senza dubbio l’ala n. 7 che ha cambiato maggiormente il significato di questo numero. Segna quantità di goal incredibili, uomo squadra, capitano della Nazionale ma, soprattutto, giocatore capace di portare quella maglia, a volte molto pesante in certi contesti, con la consapevolezza che lui può far tutto.

Sir Alex Ferguson racconta spesso che quando lo comprò dallo Sporting Lisbona fu l’intero spogliatoio dello United che ha chiesto il suo acquistò a gran voce, dopo averci giocato contro in amichevole. E quando arrivò a Manchester il Sir, dopo che Ronaldo chiese il n. 28, gli rispose che era lui che doveva portare sulle spalle la maglia che era stata dei grandi giocatori dello United, uno su tutti George Best. E si perché sempre Sir Alex affermò alla stampa che Cristiano era “the best since George Best”, e per il resto parlano i fatti.

Nella nostra lista dei migliori n. 7 della storia del calcio sicuramente non può non comparire almeno un italiano, anche se la scelta è ardua. Ovviamente non possiamo non ricordare due che nel calcio con quella maglia hanno fatto grandissime cose: Bruno Conti e Gigi Meroni.

Il primo, soprannominato MaraZico dopo il Mondiale del ’82, è stato una delle più importanti ali destre della Nazionale Italiana e della Roma con cui ha vinto un Mondiale ed uno Scudetto (col barone Liedholm in panchina). Ha trascinato entrambe alla vittoria a suon di dribbling, goal e giocate impressionanti il tutto ad una velocità fuori dal comune.

Il secondo, invece, ci piace ricordarlo per la sua stravaganza. Un genio e sregolatezza fuori e dentro al campo (epica fu la scena in cui girava per Torino con la Balilla ed una gallina) che, purtroppo, ci ha lasciato troppo presto per esprimere tutto il suo talento. Ottimo disegnatore di moda, Gigi Meroni è stato e sempre sarà la farfalla granata che ha fatto gioire più di tutti i tifosi del Torino dopo l’orribile tragedia di Superga.

Oltretutto, dopo la sua morte (avvenuta in circostanze tragiche in un incidente fuori lo stadio di Torino dopo una partita), il Torino fece causa a colui il quale provocò l’incidente chiedendo il risarcimento  al soggetto responsabile dell’incidente, non potendo più esercitare il “diritto di prestazione” del giocatore e,
nel 1971, la Corte di Cassazione riconobbe al Torino il risarcimento del danno estendendo l’ “ingiustizia del danno” ad ogni occasione in cui viene leso un Interesse che l’Ordinamento Giuridico ritiene meritevole di tutela, indipendentemente che si tratti di Diritti Assoluti o Relativi, primo caso nella storia della Giurisprudenza in cui viene riconosciuto un risarcimento simile.

Con quest’ultima chiosa, si chiude la rubrica dedicata ai numeri 7 della storia del calcio, sperando di aver trasmesso la magia che questo numero porta nei giocatori che l’hanno indossato.

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di Luigi Colucci

 

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