Il difensore spagnolo della Lazio ha raccontato il rapporto complicato con il tecnico toscano che l’ha tenuto a lungo in panchina nel suo primo anno in Italia
Arrivato nell’estate del 2022, grazie a una delle ultime intuizioni dell’allora direttore sportivo biancoceleste Igli Tare, Mario Gila è oggi diventato uno dei più affidabili difensori centrali del campionato italiano e prossimo oggetto di mercato della grandi squadre, in primis quel Real Madrid che ha mantenuto un diritto di recompra dopo averlo lanciato in prima squadra facendolo debuttare nella Liga spagnola.
Maurizio Sarri è stato l’allenatore della Lazio per due stagioni e mezzo. Accolto tra l’entusiasmo della gente, che in lui vedeva finalmente un salto in avanti nella scelta di un allenatore di prestigio da parte del presidente Lotito, alla fine è stato costretto a dare le dimissioni per non essere riuscito a mantenere unito uno spogliatoio che, dopo un quinto e un sorprendente secondo posto in campionato, nel terzo anno, ha avuto una vera e propria crisi di rigetto nei confronti del sistema di lavoro utilizzato dall’allenatore toscano.
Un difficile inizio
Mario Gila è tra le note più positive tra le tante belle cose mostrate dalla sorprendente Lazio di Marco Baroni di questo inizio di stagione, tuttavia l’esperienza in biancoceleste del difensore non era certo iniziata bene per le tante difficoltà incontrate sotto la gestione di Maurizio Sarri. Il giovane difensore spagnolo è arrivato alla Lazio per sei milioni di euro dal Real Madrid Castilla per completare un reparto difensivo che vedeva già in rosa Romagnoli, Patric e Casale, un deciso upgrade in un campionato importante come quello di serie A italiano.
Ma le scelte dell’allenatore toscano, soprattutto nel primo anno, praticamente non gli hanno mai regalato una chance, facendogli collezionare soltanto 4 presenze in campionato e qualche altra sporadica apparizioni nelle coppe, fino a farlo sentire messo ai margini dall’allora tecnico biancoceleste, una situazione inaspettata per un giovane come lui che non vedeva l’ora di mettersi in luce. “Con Sarri non ho giocato per più di un anno, non mi dava fiducia”, ha raccontato il 24enne in una intervista al quotidiano La Repubblica in edicola oggi. “All’inizio l’ho presa male, ero arrivato alla Lazio con tante aspettative ed è stata dura, mi ero intristito, mi sentivo in un tunnel“. La situazione personale del ragazzo era così seria che il giocatore decise di rivolgersi a uno specialista. “In quel periodo ho avuto bisogno dell’aiuto di uno psicologo, è stato fondamentale, mi ha insegnato a vedere le cose in modo positivo”, ha confessato lo spagnolo.
La rinascita con Baroni
Dopo l’inizio scioccante però Gila ha cominciato a capire il metodo di allenamento di Sarri, soprattutto i movimenti che l’allenatore toscano chiede alla sua linea difensiva e, nel terzo anno, la situazione è decisamente migliorata tanto che lo spagnolo, conquistata una maglia da titolare, non è più uscito dal campo. “Aveva le sue ragioni” ha infatti aggiunto lo spagnolo, “non ero un top e dovevo crescere, ora lo ringrazio perché mi ha insegnato tanto a livello tattico. Sono maturato parecchio da allora”.
Oggi Mario Gila non soltanto è diventato intoccabile nella nuova Lazio di Baroni, ma tante società straniere hanno già bussato alla porta della società biancoceleste per informarsi sulla possibilità di trasferimento del centrale spagnolo, soprattutto il Real Madrid che avrebbe tutte le intenzioni di riportarlo a casa. “In Baroni mi ha colpito subito l’umiltà”, chiarisce bene sempre nell’intervista Gila, “ci sono tecnici che dicono subito “qui comando io” e si comportano di conseguenza. Lui è diverso, ti vuole bene, coinvolge tutti, comprende le necessità di ciascuno di noi. Ecco perché nella Lazio chi entra dà sempre il 100%”.