Una marcia spedita nel girone di Champions League, un cammino altalenante in campionato. Ecco la stagione fin qui della Lazio di Maurizio Sarri, ma domani arriva il Cagliarti e non si può più sbagliare
Martedì la vittoria contro il Celtic di Glasgow e la contemporanea vittoria dell’Atletico Madrid a Rotterdam hanno regalato il passaggio del turno alla Lazio e la qualificazione agli ottavi di finale. Anche se manca ancora una partita per completare le gare del girone di qualificazione, Immobile e compagni possono concentrarsi solo sul campionato per alcuni mesi e cercare di risalire una classifica davvero poco lusinghiera.
Alla vigilia della partita contro il Cagliarti di Claudio Ranieri allo stadio Olimpico domani alle ore 18, Manuel Lazzari, nella conferenza stampa di presentazione, prova a spiegare gli alti e bassi della squadra di questo inizio di stagione. “Speriamo che la vittoria con il Celtic ci lasci energia e adrenalina per tornare subito sul campionato. Siamo in ritardo e non sappiamo perchè in Champions andiamo alla grande e in Serie A no. Il passaggio del turno è importante per noi e per la società, ma domani sarà una gara da dentro o fuori. Dobbiamo approcciare bene come abbiamo fatto con il Celtic martedì”.
Un percorso finalmente completato come laterale di una difesa a quattro?
“Ho fatto tutta la mia carriera da quinto. Col mister mi sono dovuto adattare i primi due anni perché si tratta di un altro ruolo e un altro calcio. Ora mi sento molto meglio e si vede perché penso più a difendere che ad attaccare, come vuole Sarri. Sono cambiato veramente tanto in questo. Fare il difensore significa che se sbagli è un disastro. Spero comunque di continuare a crescere. La Nazionale resta sicuramente il sogno di ogni giocatore è arrivare a giocare Mondiale ed Europei ed è normale che c’è tanta competizione. Io devo concentrarmi sulla Lazio e solo così potrò avere qualche chance”.
Come spiegare la Lazio dai due volti tra campionato e coppa?
“Come ha detto il mister lo scorso anno andavamo benissimo in campionato e malissimo in coppa mentre quest’anno è il contrario, ma a volte non capiamo nemmeno noi il perché. Ora dobbiamo rimboccarci le maniche e non ci sono più differenze di competizione che tengano. Già da domani dobbiamo tornare alla vittoria in Serie A perché solo arrivando tra le prime quattro potremo disputare di nuovo la Champions. Vogliamo dare una risposta definitiva”.
La concorrenza dovrebbe essere uno stimolo?
“A livello personale è normale che quando si gioca meno si perde fiducia e si è poco contenti, ma in questi tre anni sono cresciuto molto a livello mentale allenandomi sempre a mille all’ora. Questo è fondamentale perché nella stagione ci sono periodi negativi e positivi, perciò quando hai l’opportunità devi coglierla. Ora sono contento di quello che sto vivendo e spero di continuare così”.
In questo rendimento alternante quanto ha influito la partenza di Milinkovic?
“Sicuramente con Sergio era tutto più semplice, dopo 5 anni bastava uno sguardo. Normale che la Lazio abbia perso un grande giocatore, ma ne sono arrivati altrettanti forti come Guendouzi, che per me è un grande calciatore, diverso da Sergej, ma che si sta inserendo bene: la Lazio ha fatto un grande affare con lui”.
C’è stato appagamento dopo la scorsa stagione?
“Secondo me non abbiamo pensato di essere superiori. Lo scorso anno abbiamo fatto un grande campionato, ma non ci è mancata umiltà, anche se a volte può essere sembrato così. Sappiamo però che il campionato è la nostra priorità quindi ci dobbiamo dare una svegliata”.
L’importanza dei nuovi arrivati
“Tanti giocatori arrivati quest’anno vengono da campionati e Paesi diversi quindi ci vuole più tempo ad esempio rispetto a Rovella che è italiano e giocava qui. Il mister chiede determinate cose, quindi basta che qualcuno non le faccia e salta tutto. Serve tempo e pazienza, dobbiamo imparare al più presto quello che chiede il mister e riportarlo in campo”.
Un pensiero su Ciro Immobile
“Ciro lo vedo sempre molto sereno, soprattutto da dopo il Celtic l’umore è bellissimo. Sta bene ed è in fiducia perché quando è entrato ha fatto la differenza. Spesso gli arrivano tante critiche, ma è un uomo forte sia fisicamente che mentalmente ed è bravo a focalizzarsi solo sul campo. Lui è più bravo ad andare in profondità, mentre Castellanos viene più incontro facendo giocare la squadra, ma siamo fortunati ad averli perché sono di grande valore. Poi sarà il mister a decidere chi giocherà”.
In cosa puoi fare ancora meglio?
“Anche se ho compiuto 30 anni non si smette mai di imparare. Ad esempio fino a tre anni fa non immaginavo di fare il terzino nella difesa a 4. La fase difensiva sarà sempre il mio pallino quindi sia negli allenamenti che nelle partite ci sarà sempre qualcosa da imparare”.